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Capitolo 5

Raffaello

Finalmente arrivò il grande giorno. Esatto, oggi è il giorno della comunione. Non ne potevo più. Spesso ho pensato che sarei impazzito, ma ci sono quasi riuscito. Non riuscivo a dormire né a mangiare correttamente.

Ho pensato a lei, volevo sapere com'era. Molte volte ho avuto voglia di hackerare i dati del mio sistema e ho dovuto controllarmi. E ci sono state molte volte in cui solo Dio sa che ho quasi invaso le risorse umane e chiesto il suo fascicolo solo per avere il suo indirizzo e le sue informazioni di contatto.

Non avrei mai immaginato di provare questi sentimenti per una donna. Chissà com'era. So che dev'essere perfetta, perché lo si capiva dal tono della sua voce.

Ma non potevo farlo, nonostante fossi il proprietario. Amanda, o meglio la signorina Franco, mi stava già alle calcagna perché mi faceva domande sulla mia futura moglie. Ed era già molto dolce da quando l'ho chiamata per nome per sbaglio. Non so cosa è successo quando l'ho chiamata per nome invece che per cognome.

E non appena l'ho fatto, ho cercato di farlo il più velocemente possibile, non volevo che Emma pensasse che ci fosse intimità tra me e la signorina Franco. E la vidi aprire un sorriso sensuale. Pensa che aprendo il bottone della camicetta si vedranno i seni. Mi faresti cadere sopra di lei?

Perché così si è creata un'intimità che non volevo. So che se schioccassi le dita lei verrebbe impalata sul mio cazzo. Ma non è stata lei a far sollevare il mio cazzo e a farlo diventare più duro del ferro.

No, il mio cazzo sapeva che l'unica persona che voleva si nascondeva dietro uno schermo scuro. In questi ultimi giorni mi sono spesso ritrovato a sognare. E a lui non importava niente della signorina Franco.

No, non cattura la mia attenzione, non l'ha mai fatto. Ho sempre lavorato così tanto che avevo a malapena il tempo, ma appena ho sentito la tua voce ne sono rimasto ossessionato. Ora, se la signorina Franco avesse continuato, avrei dovuto parlarle. Se lei pensasse che solo perché ho commesso un errore non ha il diritto di chiamarmi per nome, non mi piacerebbe.

L'unica persona che aveva quel diritto, l'avrei incontrata presto. Mi guardo allo specchio per l'ultima volta. E sorrido ansiosamente sapendo che oggi Emma non si nasconderà più dietro quello schermo.

Mi sono masturbato così tanto che pensavo di farmi un pompino. Oppure mi ritroverei con una mano ferita. Mi sono sentito così male pensando a lei.

E lei non ne aveva idea, beh immagino che non ne avesse idea, ma all'ultimo incontro, mentre ero distratto, nessuno aveva idea che fossi lì a masturbarmi lentamente, ma quando ho sentito la sua voce, ho accelerato perché volevo che mi vedesse venire per lei.

So che l'ho colta di sorpresa. Non aveva idea che lo stessi facendo, così finalmente avrei potuto incontrarla e questo era l'unico modo. Ho dovuto minacciarla di licenziarla affinché potesse venire alla festa.

So che non vuole farsi vedere, non so perché. Ma è stato positivo perché non credo che potrei sopportare di vedere il suo viso e i miei dipendenti che mi guardano come una sirena che attira i marinai verso la morte.

Stasera sarebbe perfetto, ho fatto confezionare questo vestito dal miglior sarto che abbiamo qui nella città di San Paolo. Mi sono tagliata i capelli. Non l'ho lasciato troppo corto.

Voglio sentire le mani di Emma su di loro mentre le mangio la sua bellissima figa. Mi passo la lingua tra le labbra, impaziente di assaggiarlo e scoprire che sapore ha.

Una cosa che posso dire è che la sua figa deve avere un sapore indimenticabile e unico, di quelli che ti creano dipendenza e sono sicuro che lo diventerò ancora di più dopo averla divorata.

Da qualche parte nella stanza squilla il mio cellulare, faccio un respiro profondo e mi rendo conto che è il mio autista che mi dice che è arrivato.

Mi guardo di nuovo allo specchio, scorro lo sguardo sul letto e per un attimo ho la sensazione che quella sarà l'ultima notte in cui dormirò lì da sola.

E immaginare noi due qui nella stanza e in quel letto mi fa venire l'erezione quando ci immagino lì a goderci quel letto. E con un'ultima occhiata alla stanza. Esco dall'appartamento e vado direttamente all'ascensore, che è esclusivamente mio.

Io vivo nell'attico dove ho questo accesso e resto lì, nell'ascensore, immaginando cosa succederebbe se la prendessi in braccio e la scopassi qui.

Strano, vero? Ho questa voglia folle di incontrarla e l'unica cosa che mi passa per la testa è che Emma deve essere bellissima, o meglio, so che lo è. Lo sento nel mio cuore e non avrei mai immaginato che fosse brutta.

Scuoto la testa pensando che ora mi vengono in mente solo cose insensate perché so che Emma è già mia.

L'ascensore arriva al parcheggio e il mio autista è già lì ad aspettarmi.

- Signore... – L'autista mi saluta.

- Paolo. – Ricambio il saluto e lui apre la portiera della macchina e io salgo. Sento la porta chiudersi e non ci mette molto ad andarsene e ci dirigiamo verso la festa che era già iniziata. Ho deciso di arrivare più tardi in modo che lei avesse il tempo di arrivare e calmarsi e aspettarmi.

Il solo pensiero che oggi avrei incontrato mia moglie mi faceva sudare le mani. Chissà se le piacerà questo vestito? Le piacerò nello stesso modo in cui lei piace a me?

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