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Capitolo 3

- Va bene padre, ora che ho finito con le sorelle andrò a trovarla nell'aula di musica prima che inizino le lezioni... a proposito padre devo congratularmi con lei, le ragazze sono molto entusiaste e sono migliorate molto... prima e Dio mi perdoni se penso questo di un sant'uomo come padre Simone ma non hanno imparato nulla con lui, diversi mesi e non sapevano nemmeno leggere uno spartito e se parliamo di suonare uno strumento solo sorella Ilonka ha imparato a farlo e ha insegnato a sorella Solyana. Ragazze, andate ora in modo da non arrivare troppo tardi al villaggio, la distanza è lunga e queste strade sono pericolose per due giovani ragazze come voi, ricordate che i malfattori non rispetteranno le vostre abitudini né il fatto che siete novizie, dovreste evitare di camminare troppo tardi fuori dal convento. Capito? -

- Sì, Madre Superiora - rispondemmo all'unisono Suor Marie e io prima di lasciare la cappella per prepararci a lasciare il convento. Era relativamente nuova nel convento, proveniva da una famiglia molto religiosa e anche se era così giovane l'idea di servire Dio era la sua... quindi il suo confino è di sua spontanea volontà, non come il mio che era più che altro un modo per rimettermi in carreggiata e farmi maturare... anche se onestamente... e dopo la scorsa notte credo di essere sulla strada di una ricaduta...

Non potei fare a meno di lasciarmi scappare una risatina a quel pensiero, al che Suor Marie mi guardò un po' perplessa ma lasciò correre....

-Sorelle, suor Katerina e suor Raquel vi accompagneranno in città. Padre mi ha detto che sarebbe stato pericoloso mandare due ragazze da sole e credo che abbia ragione, quindi andate subito in modo da non passare la giornata fuori casa e siate pronte per le funzioni serali. -

Non so perché, ma ho avuto la leggera impressione che il superiore volesse rimanere da solo nella cappella con il padre, dopotutto la sacrestia è proprio lì e la sua stanza è proprio dietro. La curiosità mi attanagliava mentre gli altri si preparavano, non dovevo fare nulla, dovevo solo far loro compagnia, non dovevo nemmeno cambiarmi, bastava salire sul vecchio furgone che usavamo a questo scopo. Era davvero vecchio, ma almeno partiva e ci portava da e verso il villaggio.

Non ce la facevo più, come sempre la mia curiosità era più forte di tutto. Con la scusa di fare qualche stupida domanda alla madre superiora tornai alla cappella e, come sospettavo, lei non si trovava da nessuna parte. Mi azzardai a sbirciare nella sacrestia e non c'era nemmeno lì. Non volevo andare direttamente nella stanza del sacerdote perché sarebbe stato troppo e se mi avessero beccato non avrei avuto scuse sul perché mi trovavo lì quando ci era stato espressamente vietato di andare in sacrestia... o meglio, ci era stato vietato di avvicinarci alla stanza del sacerdote come regola generale. Infatti, anche se Padre Simone era un uomo anziano, era pur sempre un uomo e a noi era vietato entrare in contatto con loro e a loro era vietato entrare nel convento. A nessun uomo, a parte il sacerdote, è permesso di mettere piede in quel luogo.

Mi ero già girata per tornare dagli altri quando sentii cadere qualcosa vicino all'ingresso esterno della sacrestia, a pochi passi da dove mi trovavo... quando mi affacciai vidi padre Simone e la madre superiora... lei era in piedi con la schiena contro la porta. Lei era con la schiena appoggiata al muro mentre lui le teneva discretamente sollevato il saio con una mano tra le mutandine masturbandola e con l'altra le teneva il viso in modo che potesse guardarlo negli occhi mentre lei si mordeva forte il labbro cercando di non gemere... Sentii che qualcuno entrava nella cappella e mi ritrassi immediatamente ritrovandomi con le suore che mi fecero una tremenda predica per essere sparita e per averle ritardate quando avremmo dovuto essere già in cammino...

Finalmente libera!" esclamai ad alta voce quando mi vidi uscire da quel luogo, le altre sorelle erano già abituate alle "mie pazzie" come le chiamano loro, non era la prima volta che le accompagnavo in paese e mi permisero persino di andare a prendere un gelato. Secondo loro non c'era alcun peccato in questo e finché mia madre non avesse scoperto che avevo lasciato il gruppo non ci sarebbero stati problemi... Quello che non sapevano è che quando presumibilmente "andavo a prendere un gelato" quello che in realtà facevo era andare a una cabina telefonica e chiamare i miei amici per sapere come stavano e dire loro come stavo.... "Ma dovevo riagganciare in fretta, non potevo indugiare, avrei potuto mettermi nei guai se fosse arrivato qualcuno, perché non dovevamo avere contatti con il mondo esterno: famiglia, amici, ecc... e anche gli altri avrebbero potuto mettersi nei guai e non avrei permesso che ciò accadesse per colpa mia.

Sulla strada per il mercato dove si trovavano gli altri c'era un negozio di mobili molto bello, mi piaceva fermarmi un attimo ad ammirare i bellissimi pezzi che vi erano esposti... sono bellissimi....

- Sono bellissimi, vero sorella? - Ero così incantata da tutti i mobili e i dettagli che avevo davanti che non mi sono accorta quando qualcuno si è avvicinato e si è messo accanto a me....

- Sì, sono molto belli. A volte passo di qui e non posso fare a meno di fermarmi a guardarli anche se sono sempre di fretta - ho risposto ancora con gli occhi fissi su un piccolo divano rosso che avevano sulla credenza del negozio... sembra quello che ha mia nonna nella sua stanza...

- Lo so, l'ho visto in altre occasioni... - A quelle parole ho girato il viso in direzione della persona che mi stava parlando e ho trovato un ragazzo con bellissimi occhi color miele e capelli scuri con un bel sorriso che guardava divertito per l'impressione che mi aveva fatto. Dal suono della sua voce mi immaginavo una persona più anziana e non un ragazzo di vent'anni in jeans scuri e camicia a quadri con una faccia birichina.

-Santa Madre di D... - è quasi certo che deve aver notato quanto sono diventato rosso perché ho sentito le guance bruciare e non ho avuto altra scelta che abbassare la testa un po' imbarazzato... non è l'atteggiamento giusto per un novizio parlare con un uomo e tanto meno arrossire in quel modo... cazzo, che mi succede? Come se fossi il primo ragazzo che vedo, per l'amor di Dio...

- Mi... mi dispiace sorella, non volevo metterti in imbarazzo... è solo che ti ho visto diverse volte fermarti davanti alla mia vetrina ed ero molto curiosa... non è comune vedere una suora ammirare il tuo lavoro e ancor meno vederlo nel modo in cui lo guarda lei ogni volta che passa... con ammirazione, le brillano persino gli occhi... ma ogni volta che ho cercato di avvicinarti per parlarti, te ne sei sempre andata... -

Ed era vero, ogni volta che il ragazzo cercava di avvicinarla Rossy scappava, non perché si accorgesse della sua presenza, ma perché arrivava sempre in ritardo perché era distratta.

- Mi dispiace, non lo sapevo. Non riesco a trattenermi a lungo, quando vengo qui è come se sgattaiolassi via da quando mi danno il permesso di andare a prendere un gelato, ma ogni volta che passo di qui mi perdo ad ammirare ogni singola cosa in quella vetrina, è tutto così bello", sorrise prima di salutare.

- Devo andare, il tempo è volato di nuovo e le sorelle mi sgrideranno quasi sicuramente, ci vediamo dopo. Stammi bene - aveva già girato i tacchi per andarsene quando sentì il ragazzo dirle qualcosa.

- Dietrich - lo guardò con aria assente e lui le rispose con un bel sorriso e delle incantevoli fossette che catturarono tutta l'attenzione di Rossy. - Dietrich, questo è il mio nome. È un piacere averti salutato, sorellina.

Il suono delle campane della chiesa che segnava il passaggio a una nuova ora ricordò a Rossy quanto fosse frettolosa e che più di qualche minuto fa si era separata dal gruppo con la scusa di andare a prendere il gelato benedetto, era incredibile che le avessero sempre creduto anche se ci aveva messo tanto a tornare...

- Santa Ursula benedetta, ora sono nei guai... devo scappare - e infatti iniziò a correre, aveva già fatto qualche buon passo quando sentì di nuovo il ragazzo...

- Sorella, lascia che ti offra quel gelato la prossima volta, se possibile - si limitò a fare un cenno con la testa e continuò finché non smise di correre... Santo cielo, che maleducazione! Quel ragazzo si era presentato e l'aveva salutata come si deve... lei si era dimenticata di presentarsi perché era così eccitata.... Si voltò per vedere se poteva ancora raggiungerlo e scusarsi, ma rimase sorpresa nel vedere i suoi occhi fissi su di lei... sentì il sangue salirle alle guance in quel preciso momento... Da quando arrossiva per una cosa così semplice come uno sguardo? Non lo sapeva, ma è successo in quel momento...

-C'è qualcosa che non va sorella? - chiese il ragazzo.

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