Capitolo 2
Anya
Samir dice tutto con un tono così impassibile. Come se stesse rimproverando un bambino che si comporta male. I suoi occhi marroni sono completamente indifferenti. Mi guarda con freddezza. E io sto letteralmente rantolando dal dolore. Mi sento come se mio marito mi avesse fatto a pezzi il cuore.
- Perché?
Solo una parola esce dalle mie labbra tremanti. La mia voce è roca, la mia gola si sta lacerando per le lacrime in arrivo. Mi accorgo che Samir si china e mi afferra la spalla. Mi tira su come una bambola.
- Non fare scenate, Anya! - dice irritato il marito. - E poi che diavolo ci fai nel mio ufficio?
Continua a parlarmi in modo così casuale. Come se non fosse successo nulla. Come se non avesse calpestato il nostro matrimonio.
Con orrore rimbalzai di lato, liberandomi dalla sua presa. Mi avvolsi le braccia intorno a me, cercando di trattenere l'isteria che stava arrivando. Il mio cuore batte così forte che sta per uscire dal petto. Chiudo gli occhi. Non voglio vedere il volto indifferente di Samir. Faccio un respiro profondo, cercando di calmarmi.
- Ok", dice la voce bassa di mio marito e io apro gli occhi.
Samir aggrotta le sopracciglia, guarda il mio viso macchiato di lacrime e scuote la testa. Si avvicina al tavolino di vetro nero. Prende una caraffa d'acqua dal piccolo frigorifero accanto. Versa l'acqua in un bicchiere e torna da me.
- Tieni, bevi", mi porse un bicchiere e io mi scostai da lui come un lebbroso.
Corruga il naso. Le labbra che ieri mi hanno fatto impazzire sono strette in una linea rigida. Fisso mio marito, odiandolo per essere così bello e attraente anche adesso. E il mio cuore scioccamente innamorato singhiozza in agonia.....
- Non mi ami?
Dio, mi rendo conto di quanto sembro stupido e patetico. Ma non posso farne a meno. Guardo Samir con un filo di speranza. Ora... sorriderà quel sorriso familiare. Sulle sue guance coperte di barba nera appare una fossetta che lo fa sembrare un ragazzo. Samir mi abbraccerà e mi dirà che è stato solo uno stupido scherzo. Devo essere pazzo, ma sono disposto a credere anche a quella sciocchezza.....
- Ti ho mai giurato il mio amore, Violet? - mi chiede il marito con un tono sornione, quasi affettuoso.
Il soprannome che mi aveva dato da bambino mi fa rabbrividire. Mi raddrizzo bruscamente, sentendo qualcosa dentro di me che si spezza. Si sgretola in molecole, mandando in frantumi tutte le mie speranze e i miei sogni.
La nostra vita insieme mi scorre davanti agli occhi. E mi rendo conto con dolore che stavo vivendo nel mio mondo inventato. Amavo Samir con tutto il mio cuore, e lui... si lasciava solo amare.....
- Non ti perdonerò per questo, Samir", dissi con fermezza, stringendo le mani a pugno.
- Non ho bisogno del tuo perdono", dice inarcando un sopracciglio nero e lanciandomi uno sguardo scettico. - Volevi essere mia moglie, vero? Allora vai a casa e aspettami come una moglie doverosa aspetta il marito.
Pensavo che non potesse fare più male. Non ho nemmeno notato l'accento nella voce di mio marito, che si verifica solo nei momenti di eccitazione. Ho guardato Samir con uno sguardo annebbiato, notando la sua calma ferrea. Fissai i tratti familiari del suo viso, pensando a quanti ce ne sono stati? Mistress che, come me, si sono innamorate della sua gelida bellezza.
- Bene", annuii, distogliendo lo sguardo, temendo che leggesse l'emozione nei miei occhi. È sempre stato così. - Vado a casa.
- Brava ragazza", sorrise il marito all'angolo delle labbra e si avvicinò al tavolo, sedendosi su una poltrona di pelle. - Parleremo stasera.
Sento la testa che comincia a girare. Mi gira la testa e sto per vomitare proprio qui... l'immagine piccante di mio marito sulla sedia e della segretaria sulla scrivania è impressa nella mia memoria... come se fosse stata incisa all'interno delle mie palpebre con un saldatore.
Mi sono chiusa la bocca con il palmo della mano e sono corsa fuori dall'ufficio. Senza vedere nulla davanti a me, volai lungo il corridoio verso l'uscita. Veloce come se uno tsunami si stesse precipitando dietro di me. Sento la gente ridere e bisbigliare, ma non mi importa di loro. La mia vita è rovinata.
Fuori, alzo la testa e faccio un respiro profondo. Inspiro l'aria tonificante, sentendo le lacrime calde scendere di nuovo sulle guance. Come ha potuto?
Camminando a testa bassa lungo il marciapiede, mi imbatto in un gambo di quella stessa margherita. Mi fermo e fisso il fiore malconcio. E chi è stupido di noi, margherita...?
Non ricordo come sono arrivato a casa. È stato come un delirio. Ma eccomi qui, già nel territorio della nostra casetta. Superai le guardie e corsi letteralmente verso la casa. Sulla strada incontro la mia vicina Lisa e il suo spitz, ma li supero di corsa senza nemmeno salutarli, sentendo lo sguardo stupito di Lisa.
Entro in casa, chiudo la porta e mi ci appoggio con la schiena. Le mie ginocchia si indeboliscono e, con un singhiozzo sommesso, scivolo giù dalla porta fino al pavimento. Mi premetti la mano sul petto, che bruciava così tanto da non riuscire a respirare...
- Anyuta!
Sento un forte urlo e quando mani rugose mi afferrano e mi tirano su, inizio a singhiozzare ancora più amaramente.
- Cosa c'è che non va? - si lamenta Tosya, la nostra governante. - Bambina, cosa c'è che non va?
- Tosenka", sussurro tra le lacrime, guardando il volto preoccupato della donna che aveva sostituito mia madre. - Tosya, lui...
La mia voce si interrompe e annuso forte il naso, come quando ero bambino.
- Ta-a-a-k", dice Tosya con severità. - Tuo marito si è distinto? E cosa ha fatto quel malvagio?
Balbettando, inizio a raccontarle l'accaduto. A ogni parola, il volto della donna si scurisce. Tosya è arrabbiata, ma so che ama Samir....
- Che glumak a metà! - maledice Tosya. - Quante volte l'ho detto a quello stupido!
- Tosya", afferrai la mano della donna. - Aiutami! Voglio andarmene...