capitolo 12
Mentre camminiamo di nuovo verso il luogo dove mi sta portando mi dice, "Sabrina vorresti un tour della tua nuova casa?
Io rispondo: "Sì, sarebbe bello". Stavo pensando che questa non sarà mai la mia casa. Non la chiamerò mai e poi mai casa mia. Dovrei prima morire.
Lui mi dice: "Questo è il mio ufficio. Entra Sabrina". Entro nel suo ufficio. Ha una grande scrivania e una libreria piena di libri fantastici. Mi giro e lui si sta sbottonando la camicia. Mi dice: "Sabrina, togliti i vestiti".
"Alpha, per favore no-".
Dice di nuovo: "Togliti i vestiti, o ci saranno delle conseguenze".
Le lacrime iniziano a riempire i miei occhi: "Ti prego Alpha, non voglio farlo".
"È la tua risposta definitiva?" Lo guardo e non riesco proprio a farlo.
Lui si toglie la cintura. Le lacrime iniziano a riempire i miei occhi mentre lui dice: "Piegati". Indietreggio fino a non poterne più. Mi afferra e mi getta sulla sua scrivania. Mi tira giù i pantaloni e mi colpisce sul culo 10 volte. Quando ha finito sto sanguinando. Poi lo sento sbottonarsi e slacciarsi i pantaloni. Faccio per muovermi, ma lui mi afferra la vita e la sbatte contro la sua scrivania. Dice: "Non muoverti". Cerco di allontanarmi, ma è inutile. Poi mi spinge dentro con forza. Piagnucolo per il dolore mentre lui geme ad alta voce. Poi sento che si libera dentro di me. Si tira fuori e si tira indietro tirandosi su i pantaloni.
Mi schiaffeggia il culo. Salto per la paura. "Tirati su i pantaloni e ricomponiti", dice. Le lacrime mi scorrono sul viso. Mi sento sconfitto e dolorante. Vado a tirarmi su i pantaloni con attenzione. Mi fa male. Mi fa male anche solo stare in piedi. Lui si avvicina a me e mi bacia la fronte. "Devi iniziare ad ascoltare Sabrina". Rimango in silenzio. Non lo guardo. Odio questo mostro che sta di fronte a me. È una misera scusa di un uomo.
"Ora vieni Sabrina, continuiamo il giro". Mi porge la mano perché mi tenga. Mentre zoppico verso di lui, aggiro la sua mano. Non voglio toccarlo. Mi fa star male. "Ora Sabrina, perché devi essere così dannatamente difficile? Perché non puoi semplicemente ascoltarmi", mi afferra per la gola e mi spinge contro il muro. Piagnucolo perché mi sta facendo male. "Ora dammi la tua cazzo di mano, così possiamo contare il fottuto tour!" Gli do la mano mentre gli faccio il dito del cazzo, così lui mi spezza il dito. "Ora basta Sabrina!"
Urlo, "Mi hai rotto il dito!"
Lui ride e mi afferra la mano. Piagnucolo dal dolore mentre lui mi stringe la mano sapendo che mi ha già rotto un dito. "Cosa sono un altro paio", dice, "Ora andiamo".
Mi lascia andare la gola. Sono caduto a terra. Mentre mi alzo mi prende la mano e usciamo dal suo ufficio. Vediamo la sua Beta, ma non Tonya. "Ehi amico, abbiamo bisogno di te adesso".
Lui risponde: "Ok. Lascia che riporti Sabrina nella mia camera da letto".
Mi porta in camera sua e chiude la porta a chiave. Cado in ginocchio e urlo di rabbia, tristezza e impotenza.
"Sabrina", dice Jazz, "va tutto bene. Lo supereremo.
"È quello che è, ma non smetterò mai di cercare di scappare. Non importa quanto sia grave la tortura".
Jazz dice: "Devi guadagnarti la sua fiducia. E' l'unico modo per arrivare alla nostra libertà".
"Jazz, come si aspetta che lo faccia? Non posso essere solo una sua proprietà, la sua piccola schiava sessuale".
Jazz risponde: "Allora cosa pensi che dovremmo fare, Sabrina?"
"Non so cosa dovremmo fare. Non ho ancora una risposta per te. Ti farò sapere quando l'avrò".
Mi guardo intorno e trovo una maglietta e un paio di boxer. Vado in bagno e accendo l'acqua per scaldarmi. Quando raggiunge la giusta temperatura ci salto dentro. Piagnucolo per il dolore mentre l'acqua calda mi scorre sul culo. Fa male ed è bello allo stesso tempo. Mi lavo il corpo e mi lavo i capelli. Esco dalla doccia e mi asciugo. Mi infilo nei suoi vestiti con disgusto e mi stendo sul suo letto. Mi addormento alla deriva. Ne ho avuto abbastanza di questa giornata.