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CAPITOLO 8 STEFANO PIERRE

Sono già alla fine del mio turno pomeridiano, vado al piano dove devo vedere il mio ultimo paziente speciale.

"Ciao!!! Dominic".

"Salve, dottor Pierre, pensavo che non venisse più a trovarmi".

"E perché l'hai pensato?".

Il bambino scrollò le spalle, facendo il broncio con le labbra, che sembravano molto tenere. Stefano sorrise e si scrollò i capelli.

Il suo cellulare squilla, vede il nome di Emma sullo schermo e risponde immediatamente. Non avrebbe mai immaginato che quella telefonata avrebbe cambiato la sua vita.

"Emma?"

"Stefano, devi venire all'ospedale del sud, Adelle ha avuto un incidente".

Stefano è scioccato.

"Questo è un fottuto incubo"

Pensa, si passa le mani tra i capelli per la frustrazione, esce da quella stanza come se fosse inseguito da demoni, arriva al parcheggio e se ne va come un fulmine, a tutta velocità.

Guidò il più velocemente possibile, passò diversi semafori rossi, avrebbe risolto le multe più tardi, la sua priorità era arrivare all'ospedale il prima possibile per scoprire la madre di suo figlio, furono i minuti più lunghi che guidò, 45 minuti dopo stava già scendendo dall'auto e correndo al pronto soccorso chiedendo di sua moglie.

"Per favore! Può dirmi le condizioni della paziente, che è stata ricoverata per un incidente stradale...? Si chiama Adele Fisher.

"Sei un parente?"

"Sono il suo fidanzato".

"Vediamo, mmm sì, non siete ancora usciti dalla sala operatoria, andate in corridoio e aspettate che il dottor Serra vi aggiorni, quando uscirà".

"Grazie, signorina".

Cammina lungo i corridoi bianchi che gli sono ormai molto familiari, quando incontra Emma, che fa un passo indietro nervoso alla sua vista.

"Stefano!!!"

"Emma, cosa è successo?"

"Perdonami Stefano".

"Cosa? Per cosa vuoi che ti perdoni? Emma".

Stefano, che ha ipotizzato che il comportamento di Emma fosse dovuto al nervosismo dopo l'incidente

"Perdonami! Non sapevo come prendermi cura di lei, io... I..."

Le sue parole si interrompono quando esce il dottor Serra e Stefano, in piedi come uno Zaeta, chiede di lei e del suo bambino.

"Come sta Adelle? Come sta mio figlio?".

"Il paziente è in rianimazione, ma con il bambino...".

Si fermò e guardò il collega, gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

"Mi dispiace, non abbiamo potuto fare nulla per lui, è stato un distacco totale della placenta, a causa del forte impatto che ha avuto".

Stefano si portò le mani alla testa.... Com'era possibile che la mattina gli dicessero che sarebbe diventato padre e la sera che non lo sarebbe stato, questo era un fottuto incubo.

"Dottore, posso vederla?".

"Certo, lasciate che la spostino in una stanza, così potrete stare con lei".

Emma piangeva e piangeva, si sentiva in colpa, si sarebbe portata questo peso sulla coscienza per il resto della sua vita, se si fosse sentita così male.

"Dio, non riesco a gestire questa situazione, come si sentirebbe Adelle ad essere la causa di tutto questo". Questi erano i suoi pensieri.

"Vado a prendere un caffè, Stefano, no, non posso sopportare tanta angoscia".

Non poteva sopportare di guardare Stefano e vedere il dolore che gli aveva causato.

Sminova...

"Dottor Pierre, può entrare a vedere il paziente".

"Grazie".

Le passò accanto, percorse il corridoio fino alla stanza, afferrò la maniglia, la girò molto lentamente ed entrò: lei era lì, in lacrime, con il braccio fasciato da una clavicola lussata e la gamba fasciata da un perone incrinato.

"Amore!"

"Shuuu, rilassati, va tutto bene, sono qui con te, supereremo tutto questo insieme tesoro".

Le accarezzò il viso, delineandolo con le dita, mentre lei chiudeva gli occhi.

"Perdonatemi!"

Lei sussurrò, Stéfano le baciò la fronte, il suo cuore soffriva nel vederla così delicata, i suoi occhi erano pieni di lacrime, ma non per il rimpianto, bensì per il dolore fisico che provava.

"Calma amore, è stato un incidente".

Adelle Fischer, chiudendo gli occhi per dare a Stefano l'impressione di dormire, fa squillare il cellulare, esce per rispondere e chiede a Emma di entrare e stare con lei mentre lui esce.

Emma, entrando nella stanza e vedendola nelle condizioni in cui si trovava, la guardò con rabbia: naturalmente provava rabbia nei confronti dell'amica, che l'aveva ricattata per farle commettere un crimine.

"Sei felice ora?" Disse Emma aprendo gli occhi.

"Emma. Mi hai quasi ucciso!!! Ti ho chiesto una cosa semplice e guarda come mi hai abbandonata!!! Perderò la possibilità di fare il mio film". Adelle sbottò, molto arrabbiata, contro Emma.

"Beh, hai dovuto pagare per quello che hai fatto con qualcosa".

"Ti rendi conto che hai ucciso tuo figlio? L'hai privato di nascere, non hai cuore. Non meriti Stefano, hai ucciso suo figlio. Hai causato questo per ingannarlo, Stefano, non si merita che tu lo inganni così, sei una stronza".

"Zitta Emma! Tu, non sei diversa da me, anche tu tradisci Nicholas".

"La mia è molto diversa, non ho ucciso tuo figlio, ballo in quel locale, dove non ho l'esclusiva di nessuno, a differenza di te, che vai con chi ti paga di più".

"Zitta! Zitta, Emma! Mi hai aiutato e questo ti rende uguale a me".

Disse lei con molta rabbia, e mentre discutevano non si accorsero che Stéfano le stava ascoltando. Stéfano rimase sbalordito da tali dichiarazioni, non avrebbe mai immaginato che quella donna potesse essere così perversa, uccidendo suo figlio per non aver rimandato di qualche mese la sua carriera professionale.

Non credeva a ciò che aveva sentito da questa donna. Possibile che non l'avesse mai conosciuta? Certo che non conosceva quella donna, lì c'era quella vera, un mostro senza cuore capace di uccidere suo figlio, e quella che gli era apparsa davanti, ed era stata con lui, per tutto quel tempo, era una maschera di bontà.

Se ne andò lì, con il cuore spezzato in mille pezzi e le sue illusioni di essere padre dimenticate. Non avrebbe mai più creduto in una donna, non avrebbe mai dato il suo cuore a un'altra donna. Con questi pensieri, prese il cellulare, chiamò la sua assistente per annullare tutti gli impegni, all'ospedale avrebbe messo il suo sostituto, dopo tutto, ci aveva lavorato senza che nessuno sapesse che era il proprietario. Ordinò di portare via le cose di Adelle dal suo appartamento, cambiò le serrature e le proibì di entrare nella sua proprietà, arrivò all'hangar privato della famiglia, e senza darle spiegazioni.... Ah ah ah!!! Non la meritava, quella donna non meritava nulla, salì sul suo jet privato che lo avrebbe riportato a Roma, la sua patria, dove lo aspettavano sentimenti ed emozioni che aveva deciso di non provare mai.

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