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CAPITOLO 3

Posso ucciderti anche io

POV RICHARD

Un continuo squillare disturba il mio sonno. Preferirei ignorare la chiamata, ma non posso.

«Breenly» rispondo, sapendo che dall'altro capo del telefono c’è qualcuno che conta.

«Ho un lavoro per te» m’informa lo Sfregiato. È strano che sia lui a chiamarmi, visto che di solito è Sem a fare da tramite. Forse dopo il colpo, non si fida più di lui. «Devi rintracciarmi una persona. Ho poche, pochissime informazioni a riguardo e quindi non posso esserti di maggior aiuto.» Devo riscattarmi. Scendo dal letto e mi dirigo verso il pc accendendo il monitor. Le mie mani stanno tremando. Spero solo che Sem non mi abbia nominato quando ha fatto rapporto.

Lo Sfregiato mi comunica le scarse informazioni in suo possesso. Mi premuro di non fare domande, ma di riferirgli tutto ciò che ho trovato.

«Dice che è a Dublino in un centro di recupero sotto il nome di Michael Pers.» Lo sento sospirare e la cosa m’irrita. «Lo ha inserito Patrik Pers» continuo. La mia voce tradisce il mio stato d’animo. Ho paura di lui.

«Rispondi alla mail che ti sto mandando. Spediscimi tutto e poi elimina le prove» ordina.

«Ok.» Quando la mail arriva, non faccio altro che aprirla e rispondere allegando tutto ciò che ho trovato, senza battere ciglio. «Inviata» dico subito dopo averlo fatto.

«Eccellente lavoro, ragazzo. Appena ho tutto, riceverai il compenso.» Lo ringrazio e prendo un respiro profondo. Chiudo gli occhi e spero che questa storia finisca presto.

POV DANIELLE

Le urla di Linda dall'altra parte della strada attirano la mia attenzione.

Già, oggi è il primo giorno di scuola e, come ogni volta, la voce candida e solare ma a tratti irritante di Linda mi chiama per andarci insieme. Il suo abbraccio senza fine mi fa sempre piacere e non ne ho mai abbastanza. Diciamo che mi dà la carica.

«Salve, dottor Breenly, come sta oggi?» chiedo entrando in macchina.

«Buongiorno, Danielle. Bene e tu? Finalmente sei tornata tra noi.» I suoi occhi sono come li ricordavo. Intensi all'inverosimile.

«Ora benissimo» e gli sorrido mentre Richard sta salendo in macchina. «Ora non più» e mi getto sul sedile con le braccia incrociate e il muso lungo, guadagnandomi un'occhiataccia dal ragazzo.

La mia amica mi chiede se sono riuscita a farmi cambiare le lezioni. In risposta, stringo le spalle e incurvo le labbra in un sorriso amaro.

I miei occhi sono su Richard nella speranza che, con tutti i fulmini che gli sto mandando, prenda fuoco.

Linda posa la mano sulla mia coscia e mi rassicura che, appena arriviamo a scuola, andremo a parlare con Adam, visto che è lui che si occupa di queste cose.

Distolgo lo sguardo da suo fratello per guardare la mia amica e le sorrido, poi torno a fissare Richard e il mio sorriso si trasforma diventando più malizioso.

Questa me la paghi, Breenly.

Andreas ci chiede cosa vogliamo fare domani perché, come ogni anno, le lezioni incominciano un’ora più tardi.

È strano che ce lo chieda, sa benissimo che necessitiamo di tempo per stare insieme.

«Solito posticino, papà» ridacchia Linda dopo avermi dato una leggera spinta, senza motivo. Andreas sorride e annuisce in risposta.

***

Quando entriamo a scuola, Linda mi tira per il braccio per portarmi in biblioteca.

«Lasciamo stare, ok?» dico con la speranza che questa ragazza dalla testa dura mi dia ascolto.

«Non ci penso nemmeno. Se non cambi quei corsi, starai in classe con Sarah» continua. Quando entriamo, Linda scatta verso il ragazzo dietro al banco. «Adam, ci serve un enorme favore» gli dice. Lui la guarda allibito, forse per il fatto che non credeva sapesse il suo nome. «Devi cambiarle i corsi. Assolutamente» continua Linda.

Adam mi lancia un’occhiata fugace constatando la mia preoccupazione. Scuoto leggermente la testa sperando che capisca che non deve rivelare nulla. Se lo fa, sono spacciata visto che Linda non ci darebbe pace.

Lui sospira e si appresta a smanettare sulla tastiera. Ci mette poco a verificare che non può farlo.

«Mi dispiace, ma c'è scritto che il preside non ha dato il consenso per altri cambiamenti, e che ti ha affidato un tutor in matematica» dice abbastanza stranito, rivolgendosi a me. Dannazione.

«Cosa? Un tutor?» chiede Linda. «E c’è scritto chi è?» Adam digita qualcosa sul computer e spero vivamente che non lo trovi o che non confermi ciò che è stato detto ieri. Scuote la testa e poi alza lo sguardo verso Linda. Questo è un incubo.

«Io lo uccido, quel bulletto» mormora Linda prima di schizzare in corridoio senza degnarci di uno sguardo. «Breenly. Fermo, ovunque diavolo tu sia» urla di colpo facendo rimbombare la sua voce acuta per quasi tutta la scuola. Guardo Adam che ha gli occhi spalancati.

Ma che fa? Suo fratello non frequenta più questa scuola, è improbabile che sia qui.

POV RICHARD

Le lezioni scorrono tra presentazioni varie e nuove matricole che sbattono le une contro le altre, come pesci presi in una rete. Non vedo l'ora di ritornarmene a casa perché questa dannata storia di dovere stare qui, ad aiutare il preside ad accogliere le matricole, mi dà sui nervi. Fortuna che non ho lezioni al college e che non devo partire, altrimenti sarebbe fottuto.

Non ho visto le ragazze per tutto il tempo, ma non mi preoccupo, Lucas non c'è più. L’hanno cacciato dalla scuola dopo che ha disobbedito. In compenso c’è Sarah che, per cause di forza maggiore, deve restare ancora qualche mese per dare l’esame finale. Non l’ha fatto insieme a tutti gli altri perché i suoi voti non erano dei migliori e il college che vorrebbe frequentare le ha proposto di recuperarli. Dubito fortemente che ci riuscirà.

Per il momento sono fermo all’entrata con il cartellino che mi qualifica come tutore per chi si è perso nei corridoi, quando sento rimbombare la voce stridula di mia sorella. Mi volto di scatto e la vedo avanzare verso di me a dir poco infuriata.

Santo cielo, non posso nemmeno spostarmi da qui.

«Le hanno appioppato il tutor in matematica» dice. Subito dopo viene raggiunta dalla sua amica che l’afferra per il braccio e cerca di portarsela via. «Vai subito dal preside a dirgli che sarai tu a darle le ripetizioni. Me lo avevi promesso» continua in tono duro. È sul piede di guerra e la sua amica se ne sta zitta, buon per lei. Cerca di allontanarla, con scarsi risultati.

Alzo un sopracciglio facendole credere che ignoro ciò di cui sta parlando. Mi diverte la sua rabbia.

Tenta di replicare ma Danielle continua a strattonarla. Povera, non sa la verità e mai gliela confesserò, altrimenti sarebbe sempre a casa a criticare tutto ciò che faccio o dico. Spero solo che continui a seguire quel dannato corso di economia domestica, se no salta tutto.

A meno che Danielle non le confessi che sarò io a darle ripetizioni.

Dan riesce a portare via Linda e lasciarmi libero ma non prima che mia sorella mi abbia lanciato delle salutari e divertenti minacce. Scuoto la testa e sorrido mentre le vedo allontanarsi ed entrare in classe.

«Un bacio per i tuoi pensieri» sussurra qualcuno da dietro le mie spalle. Sarah. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. «E dai, Rich, rendimi partecipe dei tuoi pensieri» continua.

«Quando diavolo ti leverai dalle scatole?» rispondo secco girandomi verso di lei. I nostri volti sono quasi a contatto, i nostri occhi si fissano senza scatenare più nessuna reazione emotiva. Porta la mano sulla mia guancia, come per accarezzarmi, finendo poi per afferrarmi il mento e farmi alzare la testa.

«Finché mi lascerai fare questo» e porta l'altra mano sul cavallo dei miei pantaloni strizzando con decisione, «e avrai questa reazione, sarai sempre mio.» E tenta di baciarmi il collo. Povera illusa, non sa che la reazione non è dovuta a lei.

«Vattene, ho da fare.» La fisso con astio.

***

Una volta rientrati, mia sorella saluta con un abbraccio Danielle che, poi, si dirige verso casa sua. Si scompiglia i capelli gettandoli di lato ed entra.

«Sei andato dal preside?» chiede la ragazzina viziata che si spaccia per mia sorella e che crede che tutto le sia dovuto.

«Perché dal preside? Che hai fatto?» s’intromette mio padre. Alzo gli occhi al cielo.

«Abbiamo scoperto che a Dan è stato appioppato un tutor in matematica. Ho chiesto gentilmente a mio fratello, nonché tuo figlio primogenito maschio, d’intervenire. Ma lui nulla» replica. Sbuffo alle sue parole.

«Gentilmente? Puah, non farmi ridere.» Sghignazzo per la pateticità della sua spiegazione. «A che ora te ne vai a quel dannato corso?» domando più dolcemente.

«Per una volta, per una maledetta volta che ti chiedo un favore» s’imbroncia lei. Ma quanto è brava a fare la scena? «Dalle quattro fino le sei. Come se t’importasse. Sai una cosa? Vai al diavolo. Chi mai avrà bisogno di te, a parte quella cretina, per non dire altro, della tua trombamica.» Se ne va alzando le mani al cielo.

Già, chi diavolo avrà mai bisogno di me?

Be’, per incominciare, la sua migliore amica.

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