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4. Il prezzo da parage

*POV di Vénus

~Ellisse di poche ore...

Beh, casualmente mi mancava ancora questa città. All'epoca pensavo di avere degli amici qui, ma ahimè. Del resto, se sono dovuto andare via di qui, è stato a causa di questi culi finti e del fatto che la mia famiglia e più precisamente mio padre avevano scelto di non credere in me. Insomma, sono stato punito ingiustamente, diciamo. Ed ecco, sono io che vuole usare per i suoi affari. Viene da chiedersi cosa potrebbe passargli per la testa.

??? : Sorella? Da questa parte!

Giro la testa quando sento la voce di mio fratello Don. Prima mi aveva detto che sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto. Anche se all’inizio ero riluttante, alla fine ho ceduto. E' quello con cui vado più o meno d'accordo.

Cammino verso di lui tirando una delle mie valigie mentre anche lui mi viene incontro. Quando lo raggiungo, mi abbraccia con emozione.

Don: Stai bene, sorella? È passato molto tempo.

Io: (sarcasmo) Wow... Non è così costoso prendere un biglietto aereo se ti sono mancato così tanto.

Don: (sussulta) Esatto... scusa.

Beh, dopo è venuto a trovarmi ancora qualche volta in Francia, quindi va bene così.

Io: sì...

Don: Andiamo?

Io: A casa?

Don: Sì. Dove volevi andare?

Io: beh no. Non ci andrò.

Don: (perso) Co... Cosa intendi con "non ci fai lì?"

Io: Lascerò le mie cose in albergo. Avevo già prenotato una stanza alla quale avevo fatto mandare il resto delle mie valigie.

Don: (confuso) Ok ma... perché non a casa? Sarebbe stato più facile vivere lì, vero?

Io: Non voglio avere tuo padre alle calcagna tutto il giorno, mi piace la mia libertà... E in più, non sono sicuro di essere d'accordo con ciò che ha in mente per me a meno che non accetti le mie condizioni. Quello che penso sia improbabile conoscendolo. Detto questo per il momento non voglio che sappia dove sto quindi per favore... Né la mamma né gli altri perchè sarebbe la stessa cosa.

Don: Ah, capisco.

Io: ok, andiamo?

~Ellissi del passaggio all'hotel...

~Maison Dénoire...

Siamo appena arrivati ​​a casa con Don. Ha detto ai miei genitori che saremmo venuti. La famosa cena con la famiglia della sua compagna pare sia domani. Se sono venuto oggi è già per sentire cosa ha da dire mio padre e per trattare. Se accetta le mie condizioni tanto meglio, altrimenti non ci sarà matrimonio. Arrivando in soggiorno sento già le voci delle mie sorelle e di mia madre che chiacchierano allegramente. Sono già sposate, ma con uomini di loro scelta. Sorprendentemente, i presunti generi riuscirono a trovare il favore agli occhi di Sua Maestà Imperiale David Denoire, mio ​​padre. Non ho potuto partecipare a nessuna delle due cerimonie perché si sono svolte qui. Solo che io e Don non lo siamo ancora. Adesso vuole vendermi. OH...

Quando entro faccio un piccolo sorriso.

Io: Wow...! Ebbene... Che onore, mi fate essere qui oggi ad accogliermi. Ho quasi una lacrima agli occhi.

dissi, facendo allo stesso tempo un inchino per accompagnare le mie parole. Quest'ultimo tacque all'istante.

Entrando ho visto che c'era anche papà nella stanza, ma mi sono comportata di conseguenza.

Mamma: Ehi... tesoro mio, hai fatto buon viaggio? Mi sei mancato.

Dice alzandosi dal suo posto per venire a baciarmi quando li raggiungo. Glielo lascio fare, ma mentre si tira indietro, sbotta:

Io: Per quanto ne so, la Francia non è dall'altra parte della galassia. Potevi venire a trovarmi quando volevi. I soldi non mancano.

Roselyne: Vénus !

Io: "Aroha" carissimo. Preferisco decisamente questo nome all'altro... Beh, non importa.

dico, lasciandomi cadere sulla sedia davanti a mio padre che mi fissa.

Io: Buonasera Sua Maestà Imperiale D. Denoire... Se sono venuto, è stato per sentire cosa avevi da dirmi. Come probabilmente saprai, sono una persona piuttosto impegnata. E il tempo è denaro... Allora?

Aggrotta la fronte e poi sospira.

Papà: puoi lasciarci soli un attimo?

Oh... Una chiacchierata faccia a faccia.

Mia madre e le mie sorelle lo guardano poi si alzano, preparandosi per uscire.

Don: Papà...

Papà: Vai anche tu. Devo parlare da sola con tua sorella.

Don: Ma...

Mi guarda esitante.

Io: Vai avanti, Don. Parleremo e basta... D'altra parte, chiedi a qualcuno di portarmi un tè freddo. Ho la gola un po' secca.

Annuisce e poi finisce per andarsene anche lui. Uno dei domestici mi porta il tè e poi se ne va.

Quindi rivolgo la mia attenzione a papà e mi siedo come si deve.

Io: La sto ascoltando, signore.

Papà: papà.

Io: In questo momento non ti vedo così, mi spiace. Stai cercando di vendermi senza il mio consenso, quindi...

Papà: Chi sta parlando esattamente di venderti? Non ha niente a che fare con questo!

Io: Oh...

Mi appoggio leggermente, appoggiando il mento sulle mani intrecciate, lo sguardo fisso su di lui.

Io: Allora perché vuoi sposare uno sconosciuto? Inoltre è il figlio di uno dei tuoi soci...

Mi fissa e basta.

Io: ho il mio lavoro.

Papà: Non è lavoro, Vénus.

Io: Aroha.

Papà: (sospira) Vénus, per quanto ne so è anche il tuo nome.

Io: sì ma no. Preferirei non sentirlo qui a casa tua. Non hai mai creduto a Vénus, quindi per te non esiste più.

Papà: Perché parli di vecchie storie adesso? Era tutto deciso, mi sembra.

Vecchie storie? Ah!...

Perché nessuno ha mai creduto alla mia innocenza, ho dovuto vivere lontano da qui per molto tempo in esilio e lui parla di "vecchie storie"? Non sa nemmeno come scusarsi per aver dubitato ingiustamente di sua figlia. Viene addirittura da chiedersi se alla fine abbia capito che non ho mai fatto nulla di ciò di cui sono stato accusato.

Papà: Vénus...

Io: Aroha.

Papà: (sospira) Aroha, sai già perché sei qui, vero?

Io:non mi sposerò...

Sospira per l'ennesima volta.

Papà: Non è un'unione permanente. È solo per cinque anni.

Io: Anche così, non voglio! Dopo cinque anni legati a un uomo di cui non so nulla, chissà se potrei riprendermi la mia vita

normalmente dopo.

Papà: Ma Liam Miller è un ragazzo affidabile Aroha... Pensi che io sia capace di confidarmi con un uomo che ti farebbe del male?

Alzo gli occhi al cielo, incrociando le braccia sul petto.

Io: Rimane ancora sconosciuto. Per quanto ne so, non hai mai vissuto con lui.

Non osa rispondermi nulla.

Io: Papà, vorrei continuare a vivere la mia vita normalmente. Continua il mio lavoro... Credi che quest'uomo me lo concederà?

Papà: (sospira) Aroha, questo non è un lavoro adatto e tu lo sai.

Certo... Lo dice sempre.

Io: Se davvero devo sposare questa persona e divorziare da lui dopo cinque anni, cosa ci guadagno?

Papà: Aroha...

Io: Voglio essere pagato ogni anno!

Mi guarda, scioccato.

Io: Se devo rinunciare alla mia vita, alla mia libertà per uno sconosciuto, allora voglio almeno un risarcimento per questo! Almeno così dopo questi cinque anni, potrei ricostruire la mia vita come voglio.

Anche se questo significa vendermi, tanto ci guadagno anch'io, no?

Papà: Ma... (sospira) Ahh... Quanto?

È davvero disposto a fare qualsiasi cosa pur di vendermi. Onestamente... non potrei essere più deluso di così. Ok... In tal caso, non proverei rimorso neanche io per lui se fosse mio padre.

Continua...

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