Prologo - i Thompson
Boston - Anni 80-90
Simon, aveva conosciuto sua moglie Manila durante una vacanza a Rio de Janeiro. All'epoca aveva venticinque anni ed era fresco di laurea. Aveva conosciuto Manila durante una festa a Capocabana, se ne era invaghito e, quando era giunto il momento, se l'era portata dietro a Boston nonostante la disapprovazione dei suoi genitori. I due avevano lottato tanto per stare insieme, Simon si era anche allontanato dalla famiglia pur di stare con Manila, erano giovani e non guardavano in faccia a nulla, incuranti delle malelingue.
Lui aveva iniziato a lavorare come manovale per mantenere lei, che comunque si era cercata un lavoro, e dopo un anno da quel giorno era nato anche il loro primo figlio. London era stata una sorpresa per i due, ma era stato accolto con gioia. Dopo solo una settimana dalla scoperta della gravidanza, la giovane coppia eccitata aveva iniziato a fare progetti. Samuel aveva deciso quindi di prendere in mano la sua laurea al MIT* per trovare un lavoro decente e Manila aveva iniziato a cercare un lavoro da sarta, sicuramente meno faticoso della cameriera.
Questo era stato solo il primo di tanti cambiamenti, avevano cercato un appartamento che potesse accogliere un figlio, abbandonando il loro monolocale ed avevano iniziato ad essere più parsimoniosi.
London era nato un anno dopo il matrimonio dei due, era splendido. Un bambino con gli occhi scuri di sua madre, la pelle olivastra e i capelli biondi scuri. Era stato molto amato, anche se per breve si era potuto definire il figlio unico dei Thompson. Dopo meno di due anni infatti era venuto al mondo Chester, al contrario del fratello maggiore, era moro in tutto e per tutto, pelle olivastra, capelli scuri e occhi castani. Così simile a Manila e la coppia ne andava fiera, avevano due figli sani e belli.
L'unica pecca erano le finanze che scarseggiavano. Manila con due bambini non poteva seguire tanto il lavoro così Simon doveva faticare il doppio. Era troppo orgoglioso per tornare da suo padre che lo aveva accusato di immaturità, stessa cosa Manila. Adam Murray l'aveva accusata di essere un profittatrice dicendo che aveva seguito Simon solo per soldi. Mai avrebbe detto al marito di tornare dal padre.
Per questo la coppia si stupì nel ritrovarsi una domenica pomeriggi i genitori di lui alla porta. Sia Manila che Simon erano reticenti a lasciarli entrare nella loro casa e nella loro vita, anche se i bambini riposavano era comunque un'invasione alla loro vita. Ma l'espressione triste di Adelaide Thompson aveva fatto desistere i due. In fondo cosa aveva ella mai fatto per meritarsi un rifiuto da parte loro? Nulla! Aveva solo taciuto senza prendere parti quando Manila era arrivata in America.
Così li avevano fatti entrare in casa, la prima cosa che Adelaide aveva fatto era stata abbracciare il figlio in lacrime. La seconda era stata chiedere perdono per se e per il marito, che silenzioso si teneva in disparte. Avevano quindi pensato i giovani, che i due vecchi erano lì semplicemente per volere di Adelaide. Invece anche se in parte era dovuta a lei quella visita la ragione era ben altra. Dopo essersi accomodati e dopo aver offerto loro da bere, infatti Adam prese finalmente la parola.
"Sono malato, devi tornare a casa." Disse secco il vecchio, gli occhi di ghiaccio che si rispecchiavano in quelli identici del figlio.
"Questo è il motivo per cui sei qui? Non puoi obbligarmi, ho ventinove anni e sono un uomo indipendente." Lo accusò Simon.
"Non essere infantile, la società ha bisogno di te!" Rispose l'altro.
"Come ha fatto a meno di me negli ultimi quattro anni, può farne ancora. Dai in mano ad altri la società, vendila, mandala in fallimento..."
"Vedi che sei un immaturo ancora?! Egoista! Davvero manderesti in malora la società con tutti i dipendenti per un tuo capriccio?" Urlò guardando la moglie. "Te lo avevo detto che con lui non c'è verso, non ascolta."
"Non è un capriccio..." Sbottò lui scuotendo la testa.
"Si che lo è! Famiglie che contano su uno stipendio fisso saranno in bilico se non torni." Disse il vecchio alzandosi. "Sfaccendato che non sei altro, hai pensato a divertirti in questi anni e il tempo per imparare sta diminuendo."
"Non darmi dello sfaccendato. Io mi faccio il culo ogni giorno!" Gli urlò contro Simon intanto che Manila gli chiedeva di non urlare.
"Se non avessi sposato questa qui avresti fatto il signore!" Lo accusò ancora lui.
"Adam ti prego basta con questa storia." Intervenne quindi Adelaide. "Vi chiedo scusa, anzi ti chiedo scusa per lui Manila. È orgoglioso e non ammette di aver sbagliato, sappi solo che mi sei figlia tanto quanto Simon." Disse sinceramente alla nuora, dopodiché si rivolse al figlio. "E tu? Quando mai ti ho insegnato questi modi? Urlare contro tuo padre!" Lo ammonì.
"Mi ha detto che..." Sbraitò l'uomo.
"Non urlarmi contro!" Disse fredda la donna alzandosi. "Non lo sto facendo io e lo stesso non farà più tuo padre, siete due adulti e non è urlando che risolverete le divergenze." Concluse.
Manila a ruota si alzò dal suo posto e prese il marito per il braccio. Così che capisse che lei lo sosteneva.
"Cosa volete da me? Non siete venuti qui per me, ma per la sua società!" Affermò lui stringendo i denti.
"Non urlare, ti prego Simon." Lo supplicò ancora la moglie. Non voleva che i figli si svegliassero e sentissero quella discussione, erano troppo piccoli per capire e si sarebbero spaventati.
"Sarei voluta venire subito." Intervenne Monica. "Ma ho lasciato correre, io non sono venuta perché volevo darti i tuoi spazi!" Disse al figlio. "Ti ho aspettato e non sei mai tornato da me Simon! Ovviamente non comprenderai mai quello che mi hai fatto, sei il mio unico figlio e mi hai abbandonata." Concluse omettendo di dire che egli lo aveva fatto per Manila. Quella era una questione tra lei e suo figlio, erano sempre stati insieme ed ella lo aveva sempre appoggiato in tutte le sue scelte, poi un giorno Simon aveva deciso di non fidarsi più di sua madre. Così senza alcun motivo evidente.
"Hai fatto del male a tua madre." Affermò Adam.
"Tu non..." Intervenne Simon.
"Siete stati entramb assurdi, in nome del vostro maledetto orgoglio." Asserì la donna mettendoli a tacere. Fissò il marito negli occhi e sospirò. "Comportati bene, chiedi scusa a Manila e cerca di conoscerla, accettala come figlia. Sono passati quattro anni, quindi non è nulla di effimero come tu credevi." Gli disse portando una mano sulla fronte e tornando a sedersi.
Nessuno parlò ed allora lei continuò rivolgendosi al figlio. "Tu invece? Quanto tempo ancora vuoi far passare? Credi davvero che vivremo in eterno? Se non vi perdonate adesso che potete farlo, un giorno potresti pentirtene. Non parlo di certo dei soldi o della società, indipendentemente da oggi quelli saranno tuoi un giorno. Io sto parlando di affetti che poi non torneranno più." Spiegò la donna. Non aveva mai capito perché gli uomini fossero così orgogliosi e perché non capissero che c'era un tempo per odiarsi e uno per amarsi. Il primo però doveva durare poco, l'odio rendeva la vita aspra e i cuori aridi.
"Io..." sussultò Simon.
"Io..." sussurrò Adam andando a sedersi. Incrociò le mani tra le gambe e tamburellando le dita sospirò per poi parlare. "Sono venuto qui perché volevo vederti." Ammise sincero. "Il mese scorso ho avuto un brutto infarto, mi è stato aggiunto un peacemaker . Non è che la società ha bisogno di te, riesco ancora a gestirla, con tempi più misurati ovvio , però ci riesco." Alzò gli occhi verso il figlio e non lasciò il suo sguardo. "Quello di cui ho bisogno in realtà era rivederti, vedere che stavi bene e..." Sussultò. Ovviamente stava bene ed era diventato un uomo. "Ci sei mancato Simon." Concluse.
Il giovane uomo a quella confidenza si lasciò andare stanco sulla poltrona, Manila lo seguì e lasciò che l'abbracciasse seguendo in silenzio la scena.
"Mi avevi detto cose..." Disse
"Che se tornassi indietro tornerei a ripetere." Disse l'anziano. "Si cresce reagendo, a qualsiasi illazione, non scappando." Si voltò verso Manila e sospirò. "Non avrei dovuto chiamarti profittatrice. Però sappi che non rimpiango quello che vi ho detto, non ci si sposa in tre mesi. Non si scappa dalle responsabilità e dal proprio dovere. In entrambi i casi quelli prima o poi vi vengono a cercare." Disse l'uomo.
Manila chinò lo sguardo annuendo. "Mi sono veramente innamorata di Simon, ho lasciato la mia casa e la famiglia per lui." Disse lei.
"Famiglia che non vedi da quattro anni per lui. Ci pensi ai tuoi genitori? A come si sentono senza mai vederti?" Disse il vecchio alla giovane.
Lei si torturò le mani. "Andremo a trovarli un giorno."
"La società dove lui lavora è un fallimento, credete che sia così facile?" Disse l'uomo.
"Non è vero!" Intervenne Simon. "Siamo andati in cassa integrazione qualche volta ma..."
"Come fate a sapere dove lavora Simon?" Chiese invece Manila.
Adam fece un colpo di tosse. "Perché il titolare di Simon mi doveva dei favori." Disse poi guardano il figlio. "Ti ho fatto assumere io, altrimenti un posto così non lo avresti trovato così facilmente." Gli confessò.
Simon fissò il padre sgomento, avrebbe voluto urlargli contro. Dirgli che sapeva cavarmela da solo e che nonostante era difficile avrebbe potuto trovare lavoro da solo. Ma la moglie col suo intervento glielo impedì.
"Veramente la Cooper sta fallendo?" Chiese invece Manila più pragmatica, pensando alle ripercussioni di un fallimento.
Adam annuì. "Fallire è un modo per recuperare un po' di soldi. Il tribunale darebbe ai dipendenti un indennizzo e forse Cooper non perderà tutto ciò che ha." Confidò.
E loro cosa avrebbero fatto poi? Si chiese Manila guardando il marito smarrita.
"Tornate a casa." Intervenne Adelaide. "È grande abbastanza per non incontrarci se non volete, almeno non avrete l'affitto e potrai cercare un lavoro con calma se non vuoi lavorare alla Thompson & sons." Propose.
Manila si toccò il ventre e fissò il marito in lacrime. Non potevano perdere casa e lavoro.
"Aspetti un bambino?" Le chiese Adelaide comprensiva.
La brasiliana la fissò e annuì. "Credo... forse sì!" Sussurrò, stava aspettando. Tergiversava perché temeva l'esito, non navigavano in buone acque e un terzo figlio non era proprio indicato in quel momento. Poi adesso quella notizia! Nonostante Manila si conoscesse ormai e sapeva che una visita medica avrebbe solo confermato i suoi sospetti. Ancora voleva rifiutare quella nuova gravidanza. Un figlio in quel momento non era proprio indicato. "Posso aiutarti col bambino. Anche se ho avuto solo un figlio so cavarmela sai?" Le disse dolcemente Adelaide.
Simon si mise le mani nei capelli biondo chiaro. Come avrebbe fatto? Doveva ricominciare da capo, di nuovo.
"Simon!" Lo chiamò il padre.
Lui alzò la testa. Cosa voleva? Gettargli in faccia la verità? Dirgli che aveva vinto lui? Sì aveva vinto lui, era un fallito! Non era stato in grado di mantenere la sua famiglia e peggio non aveva saputo tenerselo nei pantaloni, Manila era di nuovo incinta. Fissò suo padre con sfida, questi intanto si alzò e gli poggiò una mano sulla spalla.
"È ora di andare. Se serve chiamami e noi verremo." Disse per poi fare un cenno alla moglie che si alzò. Intanto i coniugi Thompson restavano sulla poltrona ancora scossi dalle recenti notizie.
Simon si chiedeva perché suo padre non gli urlasse contro, non gli dicesse che era un buono a nulla? Così almeno avrebbe reagito, gli avrebbe urlato contro e si sarebbe sentito meglio. Invece no! Lui calmo lo aveva lasciato solo coi suoi pensieri.
Adelaide si avvicinò a Manila e la abbracciò. "Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiamami, fa conto che sono la tua mamma americana." Le disse rassicurante. Poi abbracciò anche il figlio. "Vedrai che ce la farete."
Dopodiché raggiunse il marito che aprì la porta. Simon si scambiò uno sguardo con la moglie, poi prima che fosse troppo tardi si alzò.
"Non voglio fare il tuo lavoro. Non posso passare come un raccomandato, non adesso!" Disse al padre che ritto lo ascoltava. "Mi basta poter lavorare e caso mai se puoi far lavorare ad alcuni miei colleghi anche, hanno famiglia come me e mandarli in mezzo a una strada sarebbe un'ingiustizia." Disse stringendo le mani a pugno. Non poteva permettersi capricci, non poteva essere egoista.
Suo padre lo fissò rientrando nella stanza. "Contando il tuo attuale lavoro, posso chiedere a tuo zio Cedric se ci sono posti da assegnare nel settore progettazione." Disse l'uomo. "Di più non possiamo fare, ovviamente se è questo che vuoi."
"Per il momento sì." Disse lui. "Se c'è una cosa che ho imparato in questi anni è l'umiltà." Alzò lo sguardo sul padre ed annuì. "Mi serve per andare avanti e per potermi guardare allo specchio tutte le mattine."
Il vecchio Adam annuì. "Fammi avere la lista dei tuoi amici. Parlerò anche con Keller per chiedergli di trovare una soluzione alla Cooper, se fattibile cerchiamo di salvare più gente possibile." Disse quindi tornando alla porta.
Il figlio annuì al padre andando verso di lui quando un lieve gemito distrasse i quattro.
Sulla porta della stanza London stava stropicciandosi gli occhi stanchi. "Pipì... mamma."Si lamentò il piccolo.
Manila all'arrivo del figlio finalmente tornò in se. Si alzò e prendendogli la mano lo portò al bagno.
Adelaide sussultò guardando il figlio. "Avete già un figlio?" Chiese commossa.
Lui si massaggiò la nuca. "In realtà... sono due." Annunciò.
La donna rientrò nel piccolo soggiorno e abbracciò il figlio per poi raggiungere la nuora che usciva dal bagno con il bambino.
"Scusateci. Ma London quando si sveglia chiede ancora di me." Disse Manila.
Monica gli prese il bambino e lo issò in spalla. "Che bello che è... quanti anni ha?" Chiese.
Manila arrossì. "Tre anni compiuti, mentre Chester deve farne due a novembre."
"Una famiglia numerosa." Asserì Adam.
Suo figlio annuì. "A quanto pare ancora in crescita."
"Posso... conoscere i bambini?" Gli chiese il padre.
Al che Simon annuì, forse non era come gli era parso all'inizio. Realmente i suoi genitori erano andati lì per lui, perché potessero prendersi cura del loro unico figlio e proteggerlo da un futuro incerto. Proprio come stava facendo Simon in quel momento, mettendo da parte l'orgoglio e accettando l'aiuto di suo padre. "Certo che sì. Sei il nonno."
Fu così che Simon e Manila andarono a vivere nella sontuosa Villa Thompson sulla baia di Massachusetts. La brasiliana aveva subito amato la vista del porto da quel punto di Boston e lentamente si era insediata in quella grande casa. E intanto che il marito con alcuni colleghi iniziava a lavorare alla Thompson & sons, lei metteva al mondo la piccola Brooklyn.
Gli anni passavano e Simon apprendeva ciò che gli aspettava di fare alla società paterna, lo zio e il padre lo istruivano per quanto potevano lasciandogli spazio per il suo lavoro. Un anno dopo la nascita di Brooklyn, Adelaide Murray si ammalò di cancro. Manila le fu vicina come solo una figlia devota faceva per un genitore e intanto si apprestava ad affrontare una nuova gravidanza. La sua ultimo genita fu l'unica ad avere oltre il nome di una città, anche quello di sua nonna. Avevano infatti in memoria della nonna materna chiamato la piccola Adelaide. Sua suocera morì, nel sonno, dopo due mesi dalla nascita di quest'ultima.
Intanto l'ascesa di Simon verso la gestione della Thompson & Sons proseguiva. L'uomo doveva seguire più la società che il lavoro che in realtà gli piaceva fare, purtroppo avendo Cedric Thompson solo due figlie femmine, non potevano gestire la parte pratica del lavoro. Toccava quindi a lui il grosso, Caroline non era minimamente interessata all'impresa navale essendo una musicista e Olivia seppur interessata aveva una certa preferenza per le pubbliche relazioni.
Anche i loro mariti non erano propensi a quel genere di attività e la Thompson & Sons se non fosse stato per Simon poteva anche rischiare il crollo.
All'inizio degli anni novanta con sorpresa Manila rimase si nuovo incinta, ormai potevano permettersi di fare tutti i figli che volevano. Ma la coppia decise di comune accordo, dopo la nascita dei gemelli Dallas e Alaska, di rinunciare ad avere figli intervenendo con un piccolo aiuto medico. Manila nonostante non lavorasse più era entrata nel circolo della borghesia di Boston, si dedicava ad accogliere e andare agli eventi con le cugine acquisite Caroline e Olivia.
In pratica i coniugi Thompson non erano più i giovani che si erano conosciuti e innamorati a Capocabana più di dieci anni prima. Simon e Manila erano cresciuti, avevano una reputazione da mantenere e dei figli da educare.
Quando Adam Thompson si era spento nel duemila e quattro era sereno. Negli ultimi istanti di vita aveva ricordato sereno la sua vita, dicendo loro che non vedeva l'ora di ricongiungersi alla sua amata Adelaide. Aveva vissuto e visto più di quanto si aspettava, poiché non avrebbe mai creduto di poter gioire della nascita di ben sei nipoti, lui che con sua moglie non aveva potuto avere altri che Simon era stato poi ripagato con quei piccoli gioielli inestimabili. Era sicuro Adam che la Thompson & Sons sarebbe stata in buone mani alla guida di Simon e che in futuro anche i figli di lui e delle sue nipoti avrebbero guidato l'azienda di famiglia. Era sereno Adam quando aveva esalato l'ultimo respiro.
Quale destino ovviamente avrebbero avuto i suoi discendenti era ancora da vedere...
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