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CAPITOLO 6 DI RITORNO AL PASSATO

Donatello fu ricevuto da Álvaro Sánchez, si incontrarono nella sala del consiglio di amministrazione al trentesimo piano, situata in uno degli edifici più lussuosi della città e con grandi lettere d'argento JAMCADROS. CORP. Era la seta dell'impero De la Rosa.

Donatello ha presentato la proposta di progetto, è stata analizzata e approvata, i contratti sono stati chiusi e firmati.

Tornò a Roma, già con una nuova strada da percorrere.

I giorni passavano senza immaginare che il tempo lo stava riportando al giorno in cui aveva dimenticato di cercare suo figlio.

L'incontro con quel passato doloroso.

Senza pensare che una sconosciuta venuta ad accettare un lavoro avrebbe portato con sé il suo passato.

Greta Lee, la nuova impiegata, ha riunito i tre nello stesso luogo, per rendersi conto e confermare che la loro amicizia si era incrinata. Avrebbero dovuto lasciarla o lavorare per ripristinarla.

I giorni passavano, diventavano settimane, e i ricordi dell'incontro con il suo amico e la sua ex ragazza non riuscivano a toglierseli dalla testa.

"Sii felice Donatello, cercala e sii felice, basta soffrire, Alessandro si è fatto una famiglia ed è andato avanti, io ho la mia famiglia e vado avanti. Anche tu te lo meriti", disse l'ormai conoscente. Non potevano nemmeno più essere amici".

Era un balsamo per la sua anima tormentata, sentire Pierina che le diceva quelle parole, era il suo modo di dire. Ti perdono. Forse era il suo modo di perdonare lui.

"Il tempo e l'amore guariscono ogni cosa Donatello, ma non la cancellano né la dimenticano, perché fa parte della tua vita che impara".

Ricordava quelle parole, ed erano così vere, anche se il tempo passa non le dimentichi, non le dimentichi mai. Si va avanti e non si dimentica di imparare a vedere oltre le intenzioni apparenti.

Si ricordò di Kiara e non poté fare a meno di sentire quella pressione nel petto.

"Per quel poco che l'ho conosciuta, posso dire che non vuole essere trovata, verrà da sola, con i suoi tempi".

Si passò le mani sul viso in preda alla frustrazione. Qual era il tempo di Kiara? Quando sarebbe tornata? Come avrebbe trascorso da sola e con la sua bambina? Quanto tempo ancora le sarebbe servito per sapere di aver guarito le ferite e tornare?

Queste erano le domande che Donatello si poneva nel silenzio della sua solitudine, senza avere risposte. Lungi dall'immaginare che presto le avrebbe avute davanti a sé.

"Donatello, valeva la pena soffrire e quasi morire per vivere di nuovo felicemente.

Cercalo, dai anche a te la possibilità di essere felice, non ti porto rancore, anche tu sei stato una vittima come me e Alessandro".

Prese le sue cose e decise di andare al Grand Hotel SMAERT. Per incontrare Alex Marco. Ma il destino volle che il suo amico non fosse lì.

Donatello scese dall'auto scortato dalle guardie del corpo.

Si diresse verso l'area del ristorante e improvvisamente si trovò di fronte a lui.

Era così impressionato che si guardò intorno per vedere se non fosse frutto della sua immaginazione.

Camminava lentamente e la guardava.

Se potesse parlare sottovoce.

"Kiara!?"

Elle si tese al suono della sua voce roca, magnetica ma ancora molto Sueve, che pronunciava il suo nome.

Si alzò, i suoi pensieri erano vuoti, si girò molto lentamente, non avrebbe mai immaginato di incontrare Donatello Rinaldi lì, non sarebbe stato il primo che avrebbe dovuto vedere, ma eccoli lì, faccia a faccia si incontrarono in quegli occhi, i loro cuori battevano così forte che sembrava uscissero dal loro petto. In un sussurro riuscì a pronunciare.

"Donatello!

Donatello ruppe la distanza tra loro, si avvicinò quanto Kiara gli permise. Le prese il viso tra le mani.

"Non hai idea di quanto ti abbia cercata, donna, perché te ne sei andata? Dov'eri per tutto questo tempo? Dov'è mio figlio? Kiara, non hai idea della mia tortura ogni giorno senza avere tue notizie".

Donatello osservò i suoi occhi che lacrimavano, passandosi le dita sulle guance.

"No! Non piangere Kiara, dobbiamo parlare. Ho tante cose da dirti".

"Non ora, non è il momento Don. Sono qui perché sono venuto a parlare con Pierina e Alessandro, e con te".

"Lo so, lo so che devi parlare con loro, l'ho fatto, non perché lo cercassi, il destino mi ha messo davanti a loro, proprio come stiamo facendo ora senza averlo pianificato".

"Ho bisogno di chiedere perdono, ho bisogno di affrontarli per andare avanti".

"So quanto deve essere difficile per te, ma dobbiamo superare questa pillola amara per andare avanti. E io sarò con voi. Pierina è una grande donna, ti perdonerà e si dimenticherà di noi".

È molto felice con i suoi piccoli quadrupedi e con Luggina, quella bambina ......

"Che avrebbe potuto essere tua figlia se non l'avessi impedito. Perdonami Don, perdonami per averti rovinato la vita, per non averti permesso di essere felice con la donna che amavi, I........"

Donatello le mise un dito sulle labbra per impedirle di continuare, non voleva che si sentisse in colpa per quello che aveva fatto, non sarebbe mai stata felice con Pierina, non dopo aver saputo che Kiara avrebbe avuto suo figlio.

"Shiiiii. Ora non tormentarti più, non sarei mai stato felice con lei Kiara, io...".

"Don. Non si può più tornare indietro, non c'era niente di simile, tu l'amavi. Y..."

"Kiara! Quel giorno volevo dirti tante cose, volevo dirti che ....".

"Don, non è il momento per favore, devo parlare con loro e poi con te".

Prese la sua borsa Chanel e si allontanò da Donatello con la parola in bocca, fece qualche passo e si fermò, girò sui tacchi e gli disse.

"Non ti vedremo qui alle otto". Kiara disse guardando i profondi occhi neri di Donatello.

"Ti aspetto Kiara".

Rispose, non immaginando che quella sarebbe stata l'unica volta che l'avrebbe vista.

Kiara lascia l'albergo, sale in macchina con l'autista ed esce per affrontare il suo doloroso passato.

Non misurava il tempo in cui la sua mente era distratta dal paesaggio che gli edifici gli offrivano al suo passaggio. I ricordi si affacciarono alla sua mente, momenti condivisi, momenti spezzati da una decisione sbagliata.

"Siamo qui, signora". Le parole di Chemo mi fanno uscire dai miei pensieri e ora sono lì, in piedi davanti all'enorme porta di mogano e vetro che sta per suonare il campanello.

Sollevo l'indice e lo appoggio sul bottoncino. Le porte si aprono e un brivido mi attraversa.

E ritrovarsi lì dopo tanti anni non è stato facile. Camminava per quel luogo che gridava lusso ovunque guardasse, lusso che ora conosceva e di cui godeva con suo figlio e suo padre.

La ragazza che le aprì la porta non la conosceva, era nuova della casa.

"Con chi devo metterla in contatto, signora?". Lui la guardò e deglutì il groppo che gli si formò in gola.

"Con la padrona di casa, per favore".

"Clara, accompagna la signora in salotto, per favore".

La voce di Pierina si udì dalla cima delle scale, scese lentamente.

E fu un duello di sguardi tra due donne che non si riconoscevano più, la loro amicizia si era talmente incrinata che non potevano, non provavano quella sensazione di gioia nel vedersi dopo tanti anni.

"Pierina!"

"Come stai? Kiara Rossi".

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