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CAPITOLO 19

"Uno strano incidente."

(27 maggio 2013 Jacksonville, Carolina del Nord)

(Colonnello Alexander Stuart)

Sento squillare il mio telefono e lo prendo, vedo l'ora, sono le due passate del mattino, il mio telefono squilla ancora e lo sblocco, vedo che è un messaggio. Lo apro e con mia sorpresa è il mio angioletto, non mi scriverebbe a quest'ora se non fosse nei guai, quindi mi affretto ad aprire i messaggi.

Alex, sei sveglio? Ho letto il primo messaggio

ci sei Alex? - Leggo il secondo messaggio e mi affretto a rispondere

-Sì, eccomi, che ci fai sveglio?

Alex, ho bisogno del tuo aiuto. - mi dice e io mi alzo come una molla dal mio posto e componendo il suo numero la chiamo.

-BENE? - la sento dire

-Angel cosa hai, qual è l'emergenza? - chiedo, visto che l'ho sentita strana.

-Ho bisogno che tu venga per me, Alex ho avuto un incidente!!!

-Cosa, dove sei tesoro?

-all'ospedale universitario, puoi venire? Non mi lasceranno uscire se un adulto non viene a prendermi.

-Vado subito tesoro, aspettami.

-Per favore, non chiamare i miei genitori, si arrabbieranno.

-Vedremo, aspettami dieci minuti.

Prendo le mie chiavi ed esco di casa, salgo sul mio camion e mi dirigo verso l'ospedale.

-Angelo? - Chiedo al telefono perché la chiamata è ancora connessa.

-Sì? - mi risponde, ma la sua voce suona strana, molto lontana

-stai bene? - gli chiedo, sono preoccupato e non so cosa gli sia successo.

Vieni presto, ti amo. - mi dice e sento come viene interrotta la chiamata, cosa che non mi piace, quindi accelero, le strade sono vuote, quindi non c'è pericolo di provocare un incidente.

Quindici minuti dopo parcheggio davanti all'ospedale e percorro il pronto soccorso fino al modulo informazioni.

-Sto cercando Ángel Jhons? - chiedo all'infermiera che subito lo cerca sul computer e me lo dice.

Non ho nessuno registrato con quel nome.

-guarda, è una ragazzina di quattordici anni, mi ha chiamato meno di mezz'ora fa.

-signore, non ho nessun ragazzo di nome Angel.

-Signorina, le sto dicendo che è un'adolescente, è una ragazza di quattordici anni e si chiama Victoria Ángel Ivanna Jhons, è bruna e con gli occhi grigi, mi ha chiamato dicendo che era qui.

-Ivanna Johns, eccoti qui, posso sapere chi sei?

-Sono il colonnello Alexander Stuart, sei sotto la mia custodia.

- Entra, è sotto osservazione, è in cura dal dottor Houseman, fammi chiamare.

-quello che è successo? - Chiedo

- Ha avuto un incidente, niente di grave, ma te lo dirà il dottor Houseman.

Sento chiamare il medico dagli altoparlanti e aspetto qualche minuto che appaia.

-Dottore, il colonnello è il parente della ragazza che lo assiste.

-Sì, per favore vieni con me, suppongo che tu voglia vederla. - mi dice il dottore e io annuisco seguendolo per il corridoio bianco dell'ospedale, mi porta in una stanza, lei dorme, il dottore si ferma e mi dice.

-È stata picchiata duramente, è dannato che il torrente l'abbia colpita duramente, ma non ci sono ferite gravi, ma ha un forte colpo alla testa, è rimasta priva di sensi per due ore, poi si è svegliata e ha chiesto le sue cose a cui rivolgersi al telefono, ci ha detto il suo nome e si è riaddormentata, sei suo padre? - mi chiede il dottore.

-no, ma sono il suo migliore amico e tutore per così dire, i suoi genitori sono via.

-militare? – chiede il dottore

-Si, entrambi.

-Bene, ti lascio con lei, la passerò in rassegna tra pochi minuti e vedremo se può essere dimessa.

-allora va bene? - Chiedo a lui

-Se è una ragazza forte, non ci saranno cicatrici dai tagli che ha fatto, le consiglio di non farle più guidare una moto, non sono veicoli sicuri, soprattutto di notte.

-Grazie dottore, lo faremo.

-Beh, può succedere, mentre lo rivedo.

-Grazie.

Entro nella stanza e mi avvicino al letto, lei è sdraiata su un fianco e le scosto delicatamente i capelli dal viso e vedo una brutta protuberanza sulla sua fronte e lo zigomo sbucciato, mi chino e le do un bacio sul fronte.

Lei si agita e geme, svegliandosi.

Ciao tesoro, come ti senti? - Chiedo a lui

-come se avesse combattuto contro una locomotiva e avesse perso. - mi risponde, la sua voce riflette il dolore che prova.

-Come sei finito in un ruscello? E soprattutto, cosa ci facevi fuori a mezzanotte? - Chiedo a lui

-Dopo che te ne sei andato, ho preso la mia borsa e sono andato in biblioteca, siccome sono uno dei pochi che fanno sempre tardi, la guardia mi ha fatto entrare prima che chiudesse. La bibliotecaria ha cercato i libri e me li ha dati, devono essere nel mio zaino, mi servono per studiare, quando stavo tornando a casa un furgone mi ha seguito per diversi isolati, ho cambiato indirizzo per assicurarmi che non mi seguissero me, ma erano ancora dietro di me Ho accelerato il mio scooter il più possibile, ma mi hanno raggiunto, e mi hanno investito con il loro camion, sono andato a rotolare, è stato grazie ad alcuni motociclisti che hanno visto tutto quello che loro non hanno finiscimi, non lo so, non li ho visti, solo due sagome in un camion nero con un disegno sulle fiancate, qualcosa come un fulmine.

-Va bene, e hai parlato con la polizia? - Chiedo a lui

-Erano qui e mi hanno detto che avevano la testimonianza di almeno cinque testimoni che hanno visto il camion colpirmi, indietreggiare e accelerare di nuovo, ma quando hanno visto che si stavano avvicinando, ha sterzato ed è fuggito, hanno detto che avrebbero indagato perché, a Less era un atto criminale correre e scappare, hanno lasciato un biglietto.

-Va bene, li chiamiamo, ma dimmi tesoro, stai bene, ti senti bene? - le chiedo, si alza e mi abbraccia.

-Alex, ho paura, cioè mi hanno seguito per diversi chilometri e mi hanno investito, se non ci fossero stati i testimoni mi avrebbero passato sopra il camion, mi avrebbero ucciso. - mi dice piangendo, posso solo abbracciarla per confortarla e sento il suo corpicino tremare, quindi la abbraccio più forte e glielo dico.

-calma amore, nessuno ti farà niente, io sono qui per proteggerti. - alza la testa e mi fa solo un sorriso triste.

-Grazie Alex, con te sono sempre protetto, ti voglio tanto bene. - mi dice, posso solo abbracciarla e d'impulso le bacio le labbra tenere, un bacio leggerissimo, lei nasconde il viso nel mio collo e si aggrappa a me.

Poco dopo entra il dottore, lo vedo e glielo dico

-Tesoro, il dottore deve vederti, per vedere se posso portarti a casa. Lei annuisce e mi lascia andare.

Mi faccio da parte mentre il dottore passa in rassegna le sue reazioni ei suoi tagli, oltre al colpo in testa, prima di dire.

-Beh, se mi prometti di riposare almeno per questa settimana, limitare le tue attività e non andare più in moto, ti congedo.

-Ma dottore, devo andare a scuola, iniziano gli esami e ho del lavoro da consegnare, non posso stare una settimana a letto. Sento Angel dire.

-Se puoi, e io mi prenderò cura di te e ti porterò a scuola e ti riporterò a casa. - Gli dico

-Ma Alex, il tuo lavoro alla base, non puoi... comincia a dirmelo, ma io la interrompo e glielo dico.

-Sì che posso, chiamo il Generale, so che mi darà una settimana di ferie, e ti aiuto a studiare.

-Beh, lo accetto, ma niente attività extra come lo sport, quei dossi dovrebbero guarire e colonnello ha avuto una commozione cerebrale, quindi lasciala dormire, ma dovresti svegliarla ogni due ore per vedere se sta bene, se vedi che c'è è disorientamento, problemi con la parola o mancanza di memoria e concentrazione, portala immediatamente. - disse il dottor Houseman

-Lo farò. - Gli dico

-Va bene, firmerò la tua dimissione e l'infermiera ti darà le tue prescrizioni, antidolorifici e antinfiammatori, siamo bellissime e non ricordiamo più le moto. - dice il dottore

-Sì dottore, sto per comprare una macchina.

-Beh, andrà meglio, ci vediamo, anche se spero non presto.

Il dottore se ne va e poco dopo entra un'infermiera.

Ti ha portato dei vestiti? - mi chiede l'infermiera

-La verità è che non mi è venuto in mente.

-Beh, cercherò di trovargli un pigiama. - dice l'infermiera

-Porto i vestiti nello zaino, non è molto perché è quello che uso in palestra, ma posso indossarlo. - Sento dire Angel

-Dov'è il tuo zaino. - chiesto

-Quando l'hanno portata in camera l'abbiamo messa nell'armadio. - dice l'infermiera, vado nell'armadio prendo lo zaino un po' pesante e glielo do.

Ángel lo apre e prende un paio di pantaloni leggeri e una maglietta da uno degli scomparti, e chiude lo zaino. L'infermiera l'aiuta ad andare in bagno, così può vestirsi, e una volta pronta se ne va un attimo.

Torna con un'infermiera che ha la sedia a rotelle, l'infermiera mi dà le medicine e le istruzioni, prendo lo zaino e usciamo, una volta fuori vado a prendere il furgone e lo avvicino all'ingresso, scendo quando vedi che l'infermiera aiuta ad alzarsi ad angel.

Mi precipito a prenderla e la metto nel camion, le allaccio le cinture e mi siedo al posto di guida.

Accendo il camion e me ne vado, ma non so cosa fare, tipo dire ai tuoi genitori cosa ti è successo?

-Tesoro, devo parlare con i tuoi nonni così possono aspettarci. - Gli dico

-Non è necessario, ho le chiavi di casa, possiamo entrare senza problemi. - mi dice con un sorriso triste

-Va bene, ti porto a casa e mi prendo cura di te lì.

-Grazie Alex, apprezzo che tu abbia scelto me, sei l'unica persona di cui mi fidavo.

-Tesoro, non ti fidi della tua famiglia?

-Lo sai che sì, ma tu sei il mio migliore amico, a dire il vero, sei il mio unico amico.

-Tesoro, lo sai che non è vero, hai molti amici, alcuni dei quali in base.

-Lo so, ma come dirlo, nessuno di loro sarebbe andato per me, avrebbero chiamato i miei genitori ei miei nonni e si sarebbero fatti da parte, e tu sei andato per me.

Arriviamo a casa sua e parcheggio dietro la macchina del nonno, tiro fuori lo zaino e le medicine e giro il camion, lo apro e la prendo in braccio e la porto fino all'ingresso, lì la metto giù così Posso aprire la porta con le sue chiavi, entriamo con cautela e chiudiamo la porta, non esco perché devo sorvegliarla.

La vedo andare per le scale illuminandosi con il cellulare, allora le mi avvicino e la prendo in braccio, e così la porto su per le scale, in camera sua, la lascio sul letto, ma lei si alza dicendo.

-Devo cambiarmi, voglio mettermi il pigiama. - Annuisco, e la lascio girare da sola per la stanza.

Entra in bagno dopo aver cercato delle cose nei cassetti, un quarto d'ora dopo, esce con pantaloni larghi leggeri e canotta come pigiama, l'aiuto ad arrivare al suo letto, che è grande, matrimoniale, pieno di cuscini e peluche, molti dei quali li ho regalati nel tempo.

-Alex, potresti restare qui con me?

-Non vado da nessuna parte tesoro, vai a dormire ora.

-grazie Alessio.

La vedo mettersi comoda e chiudere gli occhi, mi siedo sulla sedia accanto alla finestra, è comoda visto che la usa per leggere, quindi ci passa molto tempo.

Circa un'ora, la sento lamentarsi e mi alzo per avvicinarmi a lei.

-Angel, svegliati, stai bene?

Sì, ma tutto fa male.

Lo so, tesoro, lo so.

-Alex potresti abbracciarmi, ho ancora paura di loro, chiudo gli occhi e li vedo che mi inseguono.

-Sì, amore, ti abbraccio e mi prendo cura di te, non aver paura, io ci sarò. - Mi sdraio accanto a lei e lei mi abbraccia, appoggiando la testa sulla mia spalla, la abbraccio con entrambe le braccia, in modo che si senta protetta, passano le quattro del mattino, sento come si rilassa e mi dà un bacio sulla guancia e si sistema e la sento dire

-Ti amo. -Stringo l'abbraccio e gli bacio la fronte e gli rispondo

-Anch'io ti amo.

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