
Riepilogo
Nikolai Gortov ha meditato vendetta per 15 anni. La sua famiglia è stata distrutta da alcune famiglie rivali. Lui le distrugge tutte tranne una perché il capo famiglia per sicurezza ha trasferito la famiglia e gli affari in Italia per paura di ripercussioni a causa di quell'evento. Nikolai li rintraccia e uccide tutti tranne la giovane Ariel. Decide di usarla per la sua vendetta... Vuole farla soffrire quanto ha sofferto lui. La prende come sua serva. Lei dovrà fare ogni cosa lui le chiederà oppure verrà punita severamente. Lei inizialmente odia ovviamente la situazione ma più conosce il suo nuovo padrone più si rende conto che non è realmente come lei se lo aspettava...
01
ARIEL
"Ariel veloce, devi fuggire."
Uno degli uomini di mio padre entra in piena notte nella mia camera svegliandomi.
"Gennaro cosa succede?" chiedo osservando.
L’uomo dai corti capelli neri che si avvicina velocemente a me lanciandomi una tuta.
"Veloce indossala dobbiamo andare via" mi dice.
Il suo tono è allarmato, sembra spaventato.
"Dove sono mamma, papà e mio fratello? Cosa sta succedendo?" chiedo mentre indosso la tuta sopra la mia camicia da notte.
"Ci hanno attaccato. Sono entrati dalle finestre del terzo piano.
Hanno già occupato il secondo.
Stanno uccidendo tutti.
Il boss è morto, anche tua madre e anche tuo fratello.
Sono corso via per prendere te.
Forza dobbiamo uscire. Ti porterò fuori di qui!"
Lui rompe la finestra e si cala fuori.
Mi dà la mano e io lo seguo.
Lentamente raggiungiamo il terreno.
Ma quando lo facciamo veniamo circondati da molti uomini che alzano le pistole verso di noi.
Rimango immobile mentre Gennaro estrae la sua arma.
-Ma cosa può fare solo contro tutti?-
"Rimettila a posto Valenti, vogliamo solo la ragazza. Se ce la consegni forse potrai uscirne vivo!"
"Vai a fanciulο Vincovic. Morirò prima di lasciarla a voi!"
"Ti accontento subito" risponde.
Urlo quando un colpo parte dalla pistola dell’uomo che ha parlato e Gennaro cade a terra.
Cerco di tirarlo su ma non riesco a tenerlo in piedi.
Cade nuovamente e mi inginocchio accanto a lui.
"Per favore non mollare..." gli dico.
Premo sulla ferita ma mi sento afferrare da delle mani.
"Per favore no... Lasciate che lo aiuti!" imploro.
"Lascialo stare ragazzina. Ha avuto quello che si meritava" dice un uomo alto dai capelli scuri.
Scuoto la testa.
"Non lo lascerò morire. È mio amico!"
"Ormai è andato" dice lo stesso uomo.
Scuoto nuovamente la testa, "Posso aiutarlo."
"Sei un medico?" chiede nuovamente quell’uomo.
Scuoto la testa.
Sento molti ridere.
"Allora non puoi aiutarlo bambina" mi dice ancora.
"Non è la prima ferita che curo. Sono la figlia di Cian Racovic dopo tutto. Non crederete che le ferite gli uomini se le curino da soli.
È a questo che serviamo noi donne, no?" chiedo con tono di sfida.
"Ariel... Lascia stare. Devi andare via... Ti faranno del male... "
"No Gennaro. Io non ti lascio. Chiaro?" dico piano all’uomo che sto' cercando di aiutare.
"Testarda. Ti pentirai di questa scelta" dice e geme di dolore.
Io premo con più forza nella ferita per cercare di bloccare la fuoriuscita di sangue.
"Cosa succede qui?" la nuova nuova voce è dura, ma chiara e forte.
Mi fa salire un brivido lungo la schiena.
"Abbiamo avuto un piccolo diverbio con l'uomo e la ragazza continua con il volerlo salvare" dice.
L’uomo che prima parlava con me.
"Grazie Ivan" dice e l'uomo si sposta per farlo essere proprio davanti a me.
Lui guarda prima me poi Gennaro.
"Non è semplice il compito che ti sei prefissata" dice con voce neutra.
"Ma non impossibile" gli rispondo.
"Sei la figlia di Racovic?" il suo tono è di puro disprezzo.
"Sì" rispondo fingendomi tranquilla.
Non lo sono, ma non servirebbe a nulla dimostrare di avere paura.
Potrebbero semplicemente considerarmi una ragazzina debole e anche se lo sono devo far credere di essere forte.
I forti vengono rispettati, i deboli calpestati. Questo è quello che mi ha sempre detto mio padre.
"Guardami" ordina e io alzo gli occhi fino ad incontrare quelli color ghiaccio dell’uomo autoritario che sta parlando.
Noto che è più grande di me avrà circa sui trent’anni ma è certamente attraente.
Ha capelli castani un viso severo con barba corta, curata e sembra molto muscoloso.
"Chi sei? " gli chiedo.
"Nikolai Gortov" risponde.
Tremo. Conosco quel cognome.
Mio padre lo ha nominato quando ci siamo trasferiti in Italia cinque anni fa.
Lo ha fatto per sfuggire all'ira di quell'uomo. Evidentemente non è bastato.
"Per favore lascia che lo curi" gli chiedo.
"Posso farlo... Ma perché dovrei concederti qualcosa?" mi chiede.
"Farò quello che vorrai ma lascia che lo curi.. Non posso lasciarlo morire" lo imploro.
Lui sembra pensarci.
"Molto bene... Lo farai ma all'interno di quel fungone e dovrai arrangiarti a portarlo, noi non siamo al tuo servizio principessa viziata."
Dice lo stronzo.
Annuisco ma in realtà non so come fare.
È ferito... come posso trasportarlo senza fargli del male?
L’uomo che ha chiamato Ivan si avvicina a lui.
"Non volevi ucciderla? Hai cambiato idea boss?" chiede Ivan.
Io rimango immobile ad ascoltare.
"Abbiamo ucciso molte persone oggi.
Ho finalmente sconfitto tutti quelli che ci hanno fatto del male.
Eppure il mio cuore vuole ancora vendetta.
Non ho ancora soddisfatto questa sete.
Lei mi ha fatto divertire con questa sua scenetta. Voglio vedere se davvero è capace di fare quello che afferma.
E non solo, voglio spegnere la luce nei suoi occhi.
Voglio spezzarla come lo stronzo di suo padre ha spezzato me. Lei pagherà per quello che lui mi ha fatto.
Pagherà per tutto.
Diventerà la mia serva personale.
Dovrà fare tutto quello che vorrò" dice Nikolai e io rabbrividisco.
Per un momento penso al consiglio di Gennaro sul fuggire, ma sono troppi e come già detto non posso abbandonarlo.
Decido di ignorare le conversazioni intorno a me e concentrarmi sul mio compito.
Il furgone in cui devo salire non è lontano.
Provo a trascinare Gennaro ma lui geme di dolore.
Provo a prenderlo in braccio ma non riesco.
Allora me lo carico sulle spalle.
Ogni passo è più pesante del solito e più difficile soprattutto a causa del terreno melmoso.
Il peso dell'uomo sulle spalle mi fa procedere lentamente ma non mi arrenderò...
Non posso farlo.
Sento gli uomini attorno a me che ridono.
Sento Gennaro lamentarsi del dolore.
"Per favore devi resistere, siamo quasi arrivati" gli dico.
Lentamente e con difficoltà arrivo al furgone bianco.
Purtroppo però lo trovo chiuso.
Appoggio Gennaro a terra e mi appresto ad aprirlo ma una mano forte prende la mia.
Il mio respiro diventa affannoso.
Mi giro e mi ritrovo a fissare gli occhi color ghiaccio di Nikolai.
Lui mi accarezza il collo e rimango immobile, anche se sento i miei occhi riempirsi di lacrime.
"Sei stata brava.
Sono un uomo di parola quindi potrai curare quell'uomo, ma attenta, lui sarà una tua responsabilità."
"Cosa vuoi dire?" chiedo debolmente.
"Che se sopravviverà sarà obbligato a giurarmi fedeltà oppure quello che farai ora sarà inutile perché lo ucciderò" afferma.
"Cosa ne vuoi fare di me?" chiedo.
Mi accarezza capelli e guancia e deglutisco.
Non voglio che mi tocchi così.
"Tu ora appartieni a me."
Mi afferra i capelli e tira la mia testa di lato in modo da esporre la parte destra del mio collo.
Non tento di oppormi, tanto sarebbe inutile.
Sento un dolore al collo, un forte bruciore.
Lui rilascia i miei capelli e vedo che ha una specie di timbro con due lettere: N G.
Appoggio la mano sul punto che mi fa ancora male e sento le due lettere in rilievo.
Lo guardo scioccata.
-Mi ha macchiata? Ma in che anni siamo?-
"D’ora in poi terrai sempre quel puntο scoperto così tutti sapranno a chi appartieni."
Rimango in silenzio. Troppo sconvolta per parlare.
"Da oggi in poi tu mi appartieni. Verrai con me, vivrai con me e potrò fare tutto quello che voglio con te" dice ancora.
"Non posso sparire così.
Sto studiando e lavoro. Mi cercheranno.... Non posso semplicemente andare via" dico con forza.
Lui estrae la pistola e la punta alla testa di Gennaro.
"Lo farai se vuoi che lui sopravviva" dice duramente.
"Bastardo" gli dico e lui mi dà un colpo ella guancia così forte che cado a terra.
Alzo gli occhi spaventata.
"Attenta principessa... non ci andrò piano con te, ogni parola o gesto sbagliato che farai si ritorcerà contro di te" mi dice.
"Dimitri, Alexei, mettete lo stronzo nel furgone e date alla principessa quello che le serve per tenerlo in vita."
Due uomini si avvicinano immediatamente a me e io cerco di indietreggiare ma Nikolai mi tiene ferma.
Loro mi guardano con un mezzo sorriso e poi afferrano l'uomo di mio padre.
Gennaro urla dal dolore quando i due uomini lo sollevano bruscamente e lo gettano nel furgone.
"Siete degli stronzi, è ferito! Perché avete dovuto trattarlo così?!"
Chiedo.
Nikolai mi accarezza i capelli e poi li tira all'indietro.
"Tuo padre ti ha sempre definito la sua principessa, no?
Una principessa non parla così...
Ti conviene imparare a tenere la lingua dentro ai denti, potrei stancarmi di questo tuo atteggiamento e dubito ti piacerebbero le conseguenze" dice Nikolai.
Stringo i denti.
Non posso continuare così, potrebbe davvero fare del male a me o a Gennaro.
"Mi spiace" dico guardando i due colossi davanti a me.
Uno è alto con capelli biondi così chiari che sembrano bianchi. I suoi occhi azzurro chiaro.
Mi guarda con curiosità, non sembra ostile con me.
L’altro invece mi sta guardando con puro odio.
Ha capelli neri collegati ad una barba sempre nera e ha occhi scuri, quasi neri. È lui l'uomo che Gennaro ha chiamato Vincovic, ma immagino fosse il cognome, non il nome.
È lui che gli ha sparato.
Ma sembra un normale subalterno, perché quindi nessuno gli ha detto nulla quando ha sparato a Gennaro?
"Scommetto che sai essere più convincente, magari che ne dici di metterti in ginocchio?" Dice l'uomo dai capelli scuri.
Rimango immobile. Lo devo fare davvero?
"Oh andiamo Dimitri. A me va bene così e te lo farai bastare anche te. La ragazza ha certamente molto da elaborare, le serve qualche ora di tempo. Vedrai che poi sarà più collaborativa" dice l'uomo dai capelli chiari.
Quindi se quello scuro è Dimitri lui deve essere Alexei.
Dimitri sbuffa.
"Bene come vuoi tu. Dovresti fare in fretta figlia del nostro nemico, altrimenti lui potrebbe morire.
Perde molto sangue" dice Dimitri indicando Gennaro.
Annuisco e avanzo fino ad entrare nel furgone.
Nikolai non mi ferma.
Appena sono dentro chiudono la porta dietro di me.
Dopo qualche minuto Alexei apre la portiera e mi dà bende, disinfettante, ago e filo.
Non è molto ma è meglio di nulla.
Mi avvicino a Gennaro e noto che è svenuto. Devo fare io fretta o potrei non riuscire a salvarlo.
NIKOLAI
Distruggo la casa del bastardo che mi ha rovinato la vita.
Finalmente sono morti tutti.
Quindici anni fa, quando ero solo un ragazzo, cinque boss hanno deciso di conquistare Mosca. Per farlo hanno deciso di distruggere la famiglia che comandava nella città.
La mia famiglia.
Hanno ucciso tutti, tranne me.
Si sono divertiti con me.
A turno mi hanno torturato e mi hanno trattato come fossi un loro servo.
Con l'aiuto di alcuni amici però sono riuscito a scappare e a rimettermi in piedi.
Ho radunato gli ex uomini di mio padre e ne ho aggiunti di nuovi. Ho creato un mio piccolo esercito e sono riuscito a prendermi la mia città spodestando e uccidendo chi la occupava.
Sette anni fa ho ripreso il controllo di Mosca.
Avevo tutto: la mia città, una bella famiglia perché avevo sposato da poco una donna che mi aveva dato due bellissimi figli.
Ma poi cinque anni fa 'è arrivato lui Cian Racovic.
Ha tentato di distruggermi nuovamente attaccando la mia famiglia.
Io e i miei figli ci siamo salvati, ma non la mia bellissima Zeira.
Una volta rimesso nuovamente in piedi ho cercato quel bastardo per tutta la Russia ma non sono riuscito a trovarlo.
Solo di recente ho scoperto che il coniglio si era nascosto in Italia subito dopo che ha scoperto di aver fallito con il suo attacco.
Era da più di un anno che stavo progettando questo attacco.
La pazienza è una dote che non mi manca.
Finalmente li ho uccisi.
Ho vendicato la mia famiglia e la mia donna.
Sono tutti morti e la loro casa è in fiamme.
Dovrei essere felice, in pace, ma invece nel mio cuore provo solo tristezza e dolore.
Sapevo che quello che stavo facendo non li avrebbe riportati indietro eppure lo ho fatto.
Ho ucciso molti e probabilmente alcuni anche innocenti ma non me ne è importato e non mi importa nemmeno ora.
Quegli stronzi avrebbero ucciso anche me e i miei figli se avessero potuto.
Per questo non ho avuto pietà mai, in nessuna occasione e non mi pento di questo.
Ma speravo di sentirmi molto meglio di quanto mi sento ora.