Capitolo 5
"Chikatilo" scribacchiò obbedientemente il suo autografo. In quel momento le sue mani callose che stringevano la penna tremavano come quelle di un ottantenne. Ruotando con fare affaristico intorno al suo asse, Grigorij si allontanò.
- Frocio", aggiunse il marinaio in un sussurro, mentre l'uomo d'affari scompariva dietro un enorme container di metallo.
Sfogando la rabbia accumulata, sbatté il pugno con tutta la sua forza sulla superficie metallica della cassa con la scritta: "Attenzione! Scimmie selvatiche!".
L'impatto mi scosse come una febbre. Mi raggomitolai e chiusi gli occhi, mormorando disperatamente una preghiera.
- Vieni qui, bella ragazza! - Le mani ruvide del bastardo afferrarono le mie caviglie ossute. - Non abbiamo molto tempo. Divertiamoci un po'.
Mi strattonò verso di lui, mi afferrò per i capelli e mi spinse con forza nello stretto corridoio tra i due container. Si mise in bilico su di me, armeggiando nervosamente con la cintura dei suoi jeans logori, che già mostravano un bozzo grande come una grossa banana nella zona inguinale. Un clic, il rumore della cerniera aperta, ed eccolo lì, lo sporco pervertito, in piedi davanti a me, sbavante, con i pantaloni abbassati all'altezza del ginocchio.
Mamma.
Si china, con un ghigno da squalo. Il viso gonfio, la barba incolta sul mento, i capelli liquidi raccolti in una coda di topo sulla nuca, l'enorme pancia da birra gonfia di grasso: quest'uomo è disgustoso e orribile! Spero che molto presto si ubriachi di vodka, cada in mare e venga divorato da coccodrilli selvatici.
Il bastardo ride felice, si ammucchia su di me, schiacciandomi a terra con il suo peso da foca, e mi tira bruscamente il vestito fino ai fianchi, grugnendo estasiato:
- Che bella! Piccola bacca gustosa. Ti comprerei, ma non posso permettermelo. Almeno posso toccarti. Rilassati. Ti piacerà. Il nostromo ti farà vedere le stelle! Non rompere, tesoro. È una bella sensazione. È ora di sentirsi donna. Dove andrai presto, lo farai ogni giorno. Fare ogni sorta di cose diverse e sconce. Quindi abituati, piccola. Abituati, impara un nuovo mestiere! E fai la brava. Così nessuno ti picchierà.
Cercai di buttare giù lo sporco maiale dal mio debole corpo, martellando il suo ventre carnoso con le mani e con i piedi, soffocando le mie stesse lacrime. Non è servito a nulla! Il bastardo non si accorse nemmeno dei miei patetici calci. Ero così debole che riuscivo a malapena a respirare.
Alla fine fece quello che aveva programmato. Si abbassò i pantaloni, tirò fuori il suo brutto cazzo dai pantaloni e cominciò a guidare intensamente la sua mano callosa sull'asta dura e intrisa di sangue, accelerando il ritmo dei suoi movimenti a ogni nuovo secondo. Il degenerato si masturbava con una mano e con l'altra mi palpava ossessivamente le cosce e mi afferrava dolorosamente i seni, lasciando lividi sulla pelle sensibile. Io ero in preda a un'isteria silenziosa, soffocando le mie lacrime, annegando nella mia insignificanza.
Eppure non lo fece. Non si è preso la mia verginità. A causa delle minacce di Gregory. Il bastardo mi scopò superficialmente. Dopo esattamente due minuti di tormento, il bastardo sborrò, inondando le mie gambe di proteine calde e appiccicose. Dopo essersi sfogato, il bastardo era soddisfatto, ma continuò a massaggiarsi il cazzo flaccido e le palle enormi e troppo grosse. Lo fece in sequenza. E quando l'eccitazione si placò, il non umano sibilò:
- Grazie, dolcezza... - respirò pesantemente. - Sei un vero tesoro.
Non avevo sentito la sua risposta entusiasta. Non avevo sentito nulla! Tranne il tonfo del mio cuore, che mi martellava senza pietà le costole. Volevo solo una cosa: andare dai miei genitori il prima possibile.