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Prologo

Bob

Siamo in sala d'attesa, io e Cloe. Le nostre mani sono intrecciate, i nostri sguardi alternano tra l'orologio sulla parete e la porta chiusa della sala parto. L'attesa sembra eterna, un groviglio di ansia e speranza che si stringe intorno a noi come un nodo invalicabile.

All'improvviso, la porta si apre e un dottore esce, il suo sguardo si posa su di noi.

«Chi è il parente di Marie?»

Chiede, la voce impregnata d'urgenza. Mi alzo di scatto, rispondendo con voce ferma:

«Sono suo figlio».

Il dottore annuncia che mia madre deve essere portata d'urgenza in sala operatoria. Il mio cuore batte all'impazzata mentre Cloe mi stringe a sé.

«Andrà tutto bene, Bob».

Sussurra, la sua voce un faro di speranza nella tempesta di emozioni che mi travolge.

Mentre aspettiamo, il tempo sembra dilatarsi, un'eternità fatta di silenzi e sospiri. Poi, finalmente, il dottore riappare.

«Ophelia è nata».

Annuncia, la voce di gioia e dolore.

«È sana e salva, ma...»

Si interrompe, guardandomi con occhi pieni di compassione.

«Marie non ce l'ha fatta».

La notizia mi colpisce come un pugno allo stomaco, sento la terra mancarmi sotto ai piedi. Cloe mi avvolge con le sue braccia, il calore del suo abbraccio una carezza di conforto nel mio dolore.

«Andrò tutto bene, Bob».

Mormora.

La luce del mattino filtra attraverso la finestra spalancata, risvegliandomi con la sua carezza calda. Mi giro sul fianco e sorrido al dolce spettacolo che si presenta ai miei occhi: Ophelia, ora tre anni, dorme tranquilla accanto a Cloe, il suo viso sereno e rilassato nel sonno. È un'immagine che riempie il mio cuore di gioia e gratitudine, e un sorriso spontaneo si dipinge sulle mie labbra mentre mi alzo dal letto.

Scendo silenziosamente dalla camera da letto e mi dirigo verso la cucina. L'aria è calma e tranquilla, avvolta dal silenzio del mattino appena iniziato. Mi avvicino al banco, prendo la macinatura del caffè e lo verso nel filtro, il suono rassicurante del chicco che macina riempiendo l'aria con il suo profumo invitante.

Concentrato sui miei compiti mattutini, non posso fare a meno di lasciarmi trasportare dal ritmo tranquillo della cucina. La luce del sole danza sulle pareti mentre taglio con precisione il pane e mescolo le uova nella padella calda.

Sento i passi leggeri di Cloe risuonare dietro di me e un brivido di anticipazione mi attraversa la schiena. Sorrido, sapendo che presto avrò la sua compagnia. Improvvisamente, le sue braccia mi circondano da dietro e il suo respiro caldo accarezza il mio collo.

«Buongiorno, amore».

Mormora con dolcezza, facendomi trasalire leggermente.

«Come va la colazione?»

«Sta per essere pronta, ma la vera delizia è avere te qui con me».

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