Parte 4
Pauline. I nostri giorni...
In alcuni libri, serie televisive, film e simili, c'è questo eroe-amante che arriva dalla ragazza, se la butta sulle spalle e la porta in un mondo di ricchezza e lusso, naturalmente contro la sua volontà. La saggezza convenzionale dice che la ragazza deve scopare da sola e fare i capricci (più forte è il tuo "desiderio", più forti sono i sentimenti) e poi l'uomo si innamora di lei e getta il mondo ai suoi piedi. La fine!
Confesso di essere tra gli sciocchi che pensano che sia molto sexy quando nei romanzi rosa l'eroe prende la "vittima" contro la sua volontà. Certo, dopo devono innamorarsi, ma il fatto stesso!!!
Ora che ero un'"eroina" anch'io, non era tempo di battute, sentimenti, romanticismo, e per qualche motivo non volevo spogliarmi qui e ora.
Robert si avvicinò lentamente a me, come se si godesse la mia totale impotenza. Per la prima volta nella mia vita, mi resi conto che non potevo superare tutto, ed ero veramente terrorizzata dalla mia inutilità. Le lacrime mi coprirono traditoriamente gli occhi, ma mi sforzai così tanto di non piangere, Dio non voglia, che non una sola lacrima mi scese lungo la guancia.
- Smettetela. Non devi piangere", ordinò Robert, inchiodandomi allo specchio con il suo corpo enorme. Il suo respiro pesante mi colpì il collo, poi si spostò all'orecchio prima di scendere bruscamente verso la scollatura della mia camicia: "Non sei cambiato per niente. Proprio la stessa bambina che eri tu.
- Ti prego, vattene...", sussurrai, sorpresa di quanto fosse tesa e roca la mia voce.
- Mi dispiace, ma questa volta non hai scelta... - fu l'ultima cosa che disse prima di toccare i miei capelli e aspirare avidamente il loro profumo. Potevo sentire le sue narici svolazzare, gonfie come una potente dose di endorfine, ed era spaventoso. Di solito è così che i lupi reagiscono alle loro... prede. Lo inseguono e, quando lo trovano, si godono a lungo la sua disperazione, si eccitano con le sue urla e i suoi pianti, sborrano per i suoi stupidi tentativi di resistenza... Fu allora che decisi che non avrei avuto tutto, non avrei lasciato che godesse del mio stupro. Così, espirando dolcemente, lasciando uscire un grido che io stessa non capivo, ingoiai le lacrime: "Brava, topolina, stai facendo la cosa giusta". Ora vi chiedo di nuovo: il corridoio o la vostra camera da letto? Ti scopero' in ogni caso, ma ti daro' la scelta come bonus per aver tirato fuori la roba da questo tugurio da solo.
È stato più difficile rimanere indifferente di quanto pensassi, quando l'organo sessuale eccitato di un uomo, per di più molto grande, si è appoggiato al tuo stomaco. Robert aspettò, come per darmi il tempo di pensare, mentre io cercavo di riordinare le idee e di dire la mia. Naturalmente non vorrei essere violentata in corridoio su un vecchio armadio decrepito, meglio ancora su un letto... Ma, dannazione, come potrei dirlo ad alta voce? Non è il primo segno di schizofrenia?
- Non devi avere paura", sussurrò l'uomo a bassa voce nel mio orecchio e tracciò il cuscinetto del suo dito sulle mie labbra secche, "il sesso è un processo naturale. Lo fanno tutti. E posso anche garantire che verrai dopo aver fatto sesso con me. Gemerai come una vera e propria puttana. Vorrai che ti scopi più spesso e verrai a chiedermi di scoparti.
- Non me ne frega un cazzo! Se mi fai qualcosa, chiamo la polizia..." Cercando di sembrare il più odioso e sicuro di sé, persi il momento in cui iniziò a ridere di gusto.
- E poi? Continua, continua..." Con queste parole, la sua mano destra scivolò attraverso il lattice stretto dell'elastico e tirò indietro le mutandine bianche senza cuciture, penetrando immediatamente le mie labbra. Fu così improvviso che trasalii, cercando di allontanarmi, ma la mia mano sinistra e il mio corpo ammassato non mi permisero di fare alcun movimento inutile. L'unica cosa che riuscii a fare fu allargare le gambe: "Vuoi che ti dica qualcosa? Sei vergine.
C'era qualcosa di segreto e misterioso e... personale in quella parola, e il fatto che sapesse che avevo l'imene mi fece alzare lo sguardo spaventato e trasalire. Ma non appena glielo chiesi, il suo dito cercò con perizia il mio clitoride e fece pressione su un punto particolarmente sensibile. Anch'io mi ero masturbato più di una volta, ma nemmeno io ero riuscito a trovare quel punto la prima volta.
- Ti piace, vero? - I suoi occhi coglievano avidamente ogni cambiamento nella mia espressione facciale, ma io mi sforzavo di nascondere quanto mi piacessero i suoi movimenti morbidi e circolari e cercavo di ignorare quanto mi stessi bagnando. Robert non poteva tacere: "Ti avevo promesso che saresti stata bagnata come una cagna.
Chiudendo gli occhi, ho ascoltato le sensazioni. Rendendomi conto che non potevo farci nulla, cercai di trarre il meglio dalla situazione e l'idea che mi sarebbe piaciuto anche il sesso rese la situazione meno disperata. Al resto penserei più tardi...
Il mio dito tracciò abilmente dei cerchi intorno al mio clitoride, facendomi stringere il suo avambraccio con tanta forza da intorpidire le nocche.
- Aprite gli occhi! - mi comandò, ma quando non obbedii, i suoi movimenti si fermarono, lasciandomi senza la liberazione desiderata, e tutto ciò che avevo tra le gambe mi faceva letteralmente male, implorandomi di finire ciò che avevo iniziato. Dovetti obbedire e fissarlo languidamente, solo allora l'uomo continuò e sibilò in modo gutturale: - Voglio vedere i tuoi occhi. D'ora in poi, non chiudetele mai quando sborrate. Altrimenti sarete puniti.
Questa volta il suo dito divenne più audace, scivolando di tanto in tanto superficialmente nella mia vagina. Ho pensato che fosse una perdita di tempo, dato che non sentivo nulla lì. Il mio clitoride pulsava dolorosamente, implorando qualche altro colpo per darmi la liberazione che volevo, ed era come se Robert stesse ritardando il finale di proposito.
- Oh... Merda..." proruppi dal petto, eppure chiusi involontariamente gli occhi e mi abbassai, cercando di aiutarlo con la mano. Ma non bastava che non me lo permettesse, e si è fermato. All'inizio ho pensato che fosse colpa dei miei occhi chiusi, ma poi ho capito che era molto peggio.
- Vuoi sborrare, topo? - Chiese l'uomo, slacciandomi in fretta la cerniera, e prima che me ne accorgessi il cazzo di un omone era nel mio ventre. Fissai affascinata il pene maschile, notando tra me e me che aveva un aspetto molto... esteticamente gradevole. Forse l'eccitazione mi stava annebbiando la vista, ma le mie mani raggiunsero il suo cazzo, dove era già comparsa una gocciolina bianca"... Dai, fallo... Toccalo... E ti aiuterò a sborrare".
Le sue parole sconce mi facevano eccitare sempre di più, trasformandomi in una zona erogena ambulante. E quando Robert sollevò bruscamente la mia camicia e poi, con un abile movimento a una mano, sbottonò e tolse il corpetto, decisi di farlo... All'inizio con cautela, come se temessi di sbagliare, di provocare fastidio o dolore, passai l'indice lungo la testa e strofinai la perla, strofinandola fino in fondo.
- Cazzo, non ce la faccio più", brontolò a denti stretti, e vidi che stavo avendo qualche effetto sul suo corpo, "Per l'ultima volta, corridoio o camera da letto?
- Camera da letto", borbottai automaticamente, tenendo il dito sul suo cazzo. Una vena, particolarmente evidente tra le altre, pulsava come se stesse implorando un'attenzione speciale. Mentre ci passavo sopra il pollice, sentii un gemito gutturale, poi mani forti mi presero sotto la vita e mi trascinarono in avanti lungo il corridoio: "La prima stanza a sinistra".
La porta fu aperta rapidamente dal mio piede e, un secondo dopo, stavo già volando su un copriletto bianco come la prima neve d'inverno, ricamato con perline e motivi gotici.
Senza chiedermi il permesso e senza degnarmi di uno sguardo, mi ha aperto le gambe e ha appoggiato il suo peso sul letto. Sentivo la testa dura appoggiata all'inguine e Robert, che respirava pesantemente, esitava a entrare, come se stesse ritardando il momento in cui sarei diventata finalmente e irrevocabilmente il suo... giocattolo? Schiavo? Signora? No, chiaramente non la seconda: sembrava che quest'uomo potesse provare qualcosa per me.
- Ricorda gli occhi", disse prima di iniziare a penetrarmi lentamente. Per quanto fosse imbarazzante e vergognoso, ero in realtà molto bagnata, il che contribuì a ridurre il dolore. "Cazzo, è così stretto..." esalò, più a se stesso che a me. Non era davvero piacevole. Poi mi resi conto che ero ancora fortunato a non contorcermi dal dolore... Era strano che una cosa così enorme non mi avesse strappato in due fin dall'inizio.
Robert aveva appena raggiunto il suo limite quando i suoi movimenti cominciarono a diventare più netti, più veloci, più duri. Era come se volesse prendere tutto in una volta. Per non lasciarmi nemmeno una goccia. Quell'uomo doveva succhiare la vita da me, le emozioni, i sentimenti... E doveva esserci riuscito, perché un'altra Paolina si era risvegliata in me. Non la conoscevo prima. Era guidata solo dalle sensazioni, e si scioglieva ad ogni sua spinta profonda, pregandolo di farlo ancora e ancora.
- Dimmi, cosa vuoi? - Rallentando nel momento più inopportuno, l'uomo ansimò sopra il suo orecchio. - Dillo ad alta voce. Dillo. Altrimenti non ti farò venire.
- Non posso..." ammisi onestamente, cercando di raggiungere il mio clitoride e di farla finita, ma Robert mi fermò e chiuse la sua presa su di me sopra la mia testa. E poi, con una spinta stuzzicante, pisciosa e semiconsapevole, entrò completamente in me e venne rumorosamente, sibilando il mio nome in una lingua che non si capiva, privando ogni fantasma del piacere del mio primo stupro.
A quel punto si alzò bruscamente, si rimise i pantaloni, si mise davanti a me, che mi ero spettinato i vestiti mentre andavo in camera da letto, e sputò fuori con distacco, essendo completamente vestito:
- Vestiti. Ti trasferisci", poi si girò e si diresse verso l'uscita della stanza.
Stavo soffrendo... Tanto che era difficile individuare una sola causa, definendola l'epicentro di tutti i miei problemi. Tutto era negativo, dall'inizio alla fine. Volevo lanciargli qualcosa di cattivo, per ferirlo, per distruggerlo, per provocare una qualche emozione.
- Vorrei averti lasciato in quel vicolo a morire! - A denti stretti, gli sussurrai alle spalle. Robert si fermò un attimo e poi mi guardò a metà della stanza. I suoi occhi dicevano tutto: non gli importava di me, dei miei sentimenti o delle mie emozioni. Ero un giocattolo per lui, ma per quanto tempo si sarebbe stancato di me e avrei potuto resistere fino alla fine del gioco?
