CAPITOLO 3 - ATTACCO CARDIACO
Continuazione.
Dopo alcuni lunghi minuti finalmente arriviamo. Io scendo dalla macchina senza dire una parola e poi anche lui scende e si appoggia alla macchina, cercando le parole giuste, ma il silenzio vince.
Bia - Allora è tutto... grazie per avermi aiutato, è stato molto gentile.
Alzo le spalle e mi dirigo verso la porta prima che io possa fare un altro passo, lui mi afferra il braccio e mi tira subito dentro.
Colando le nostre labbra, iniziamo un morbido bacio Enzo mette le sue mani sulla mia vita dandomi una leggera stretta io lascio uscire un sospiro metto le mie mani in suanuca sento il mio cuore sciolto
Mi rendo conto della follia che sto facendo finire il bacio che è totalmente senza grazia.
Bia - questo non dovrebbe accadere ... parlo lentamente ancora sotto shock
Dico lentamente, ancora sotto shock: "Beatrice, mi dirai che non ti è piaciuto, ragazzaccia.
Allontano i miei pensieri quando lo vedo salire in macchina, la sua espressione non è delle migliori.
Bia - Sì... di' qualcosa, dannazione.
Enzo - Dimentica quello che è successo lì... è stato un mio impulso, mi dispiace.
Chi si crede di essere... non ti conosco nemmeno ma già ti odio Enzo!
Bia - Sai una cosa? Hai assolutamente ragione, non è successo niente. Ho freddo
Lui fa un cenno con la testa e mette in moto la macchina io faccio un passo indietro e non perdo l'occasione di prenderlo in giro
Bia - Questo di sicuro è stato il peggior bacio della mia vita ... parla lentamente
Cerco di non sorridere, faccio un respiro profondo, lui rimane in silenzio, si acciglia, e poi lo vedo guardare nello specchietto retrovisore della macchina, gli faccio il dito ed entro in casa.
Lei non va bene, signorina Beatriz. Penso che
Vedo mio padre sdraiato sul pavimento del soggiorno e corro verso di lui in preda alla disperazione quando lo vedo così, chiamo i servizi di emergenza e piango quando mi rendo conto che mio padre non si sveglia affatto, provo alcune tecniche che ho imparato al college ma non riesco a correre perché sono fuori di testa, grido per la governante che si chiama Marcela, lei presto emerge dietro di me e anche lei si dispera per la situazione.
Bia - Cosa sta succedendo a mio padre?
Marcela - Non so Beatrice... se tu fossi stata a casa questo non sarebbe successo. Parla in tono accusatorio.
Dopo qualche minuto arriva l'ambulanza, preparano mio padre e lo mettono nell'ambulanza e lo portano con me per assicurarsi che tutto vada bene.
Sulla strada per l'ospedale mi sento la persona più sola del mondo, non posso fare a meno di piangere.
Bia- Qualcuno potrebbe dirmi cosa diavolo sta succedendo con mio padre? Grido e tutti mi guardano con pietà.
Poi una donna bruna dai capelli corti mi si avvicina, vedo il suo nome sulla targhetta e vedo che è la dottoressa.
Bia - Per favore, dimmi cosa sta succedendo a mio padre. Chiedo preoccupato
Dr.Monica - Senta, suo padre ha avuto un infarto e sarà operato immediatamente ma tutto andrà bene. Parla con calma.
Ho perso la parola nel sentire quelle parole e il dottore è uscito, entrando nella stanza dove probabilmente mio padre è in cura. Cerco di essere forte ma non ci riesco e corro in bagno e crollo completamente, dopo qualche minuto mi ricompongo e mi lavo il viso, cercando di accettare tutto quello che sta succedendo.
Questo non dovrebbe accadere, mio padre era grande, e ora è in un fottuto ospedale, cosa devo fare, mi sento perso!
Io e mio padre siamo sempre stati soli in due abbiamo imparato a vivere da soli senza bisogno dell'aiuto di nessuno e ora mi trovo troppo debole per sopportare tutto questo da solo.
Bia- ragazza sei cieca? Dico senza pazienza
** Mi dispiace di non averti visto, va tutto bene?
Bia- Sì, certo che lo sei... non vedi? urlare
** Volevo solo essere gentile, mi dispiace.
Mi siedo in una delle sedie accanto a me e ancora una volta piango in modo incontrollabile.
Bia- No, non va bene.
La ragazza si siede accanto a me e mi offre la sua spalla. È pazzesco pensare che nei momenti più difficili le persone che hanno promesso di aiutarci sempre non ci sono, che spesso un estraneo può essere un grande amico.
Le ore passano e mi sento molto meglio.
Bia- Mi dispiace di essere stato scortese con te, è solo che.
Vengo interrotto dalla dottoressa Monica che arriva alle mie spalle, mi alzo e vado verso di lei.
Bia: Dottoressa Monica, mio padre sta bene?
Dr Monica - L'intervento è stato un successo e lui sta bene.
Bia: Grazie a Dio! Tiro un sospiro di sollievo.
Dottoressa Monica, vada alla reception e compili la cartella clinica. Suo padre sarà nella stanza 6 nel corridoio adiacente.
Bia: Grazie mille. Ho detto gentilmente.
La dottoressa Monica se ne andò presto e rimanemmo solo io e la ragazza, lei sembrava contenta della notizia come lo ero io.
Bia- Non so come ringraziarti per quello che hai fatto per me oggi. Ti abbraccio.
**- Immagina, amo aiutare le persone.
Sei una brava ragazza e hai molta luce.
Bia - Grazie mille. Sorrido debolmente
** Niente di niente, come ti chiami?
Bia- Il mio nome è Beatrice ma puoi chiamarmi Bia. Io parlo bene.
** È un bel nome. Lei parla allegramente
Bia - E come ti chiami? Chiedo curiosamente.
** Natalia. Dice con un sorriso sul viso
Bia: Beh, Natalia, mi è piaciuto conoscerti ma ora devo andare a incontrare mio padre che ha bisogno di me.
Natalia - Mi è piaciuto conoscerti e auguro a tuo padre una vita migliore.
Bia - Anch'io, grazie mille.
Natalia - Mi è piaciuto conoscerti e auguro anche a tuo padre di stare meglio, grazie, ci vediamo più tardi. Lei se n'è andata e io vado verso la reception, fisso il nome di mio padre e aspetto, seduto su una delle sedie della reception, poi mi dicono che posso andare nella stanza di mio padre, sono felice della notizia, seguo dritto per un corridoio, arrivo davanti alla stanza numero 6, mi fermo, respiro ed entro.
Bia- Andrà tutto bene fidati di me papà, ti giuro che ti porterò fuori di qui.
Un'infermiera entra nella stanza ad asciugare le mie lacrime, ha in mano un foglio di carta che sembra essere una lista o qualcosa del genere, mi preoccupo quando lo vedo.
** Ciao, tu sei Beatrice, giusto? Chiede pensieroso.
Bia- Sì, parlo con fermezza.
** Oscar tuo padre dovrà rimanere qui per qualche giorno finché non sarà tutto a posto, ho bisogno che tu firmi il permesso.
Bia- Certo, capisco. Parlo prendendo il foglio dalla sua mano insieme alla penna.
Dopo qualche minuto in cui firmo mille carte, sono libero, lei passa alcune linee guida e poi ci lascia di nuovo soli.
Ricevo una telefonata, vedo che è Carol. Mi rifiuto ma lei insiste, così decido di rispondere.
Telefonata | Carol
Carol - Bia, dove sei, ti ucciderò.
Bia: Sai dove sono? All'ospedale con mio padre che ha avuto un infarto.
Carol - Oh mio Dio... non lo sapevo.
Bia- Smettila di fingere che ti importi.
Sono stanco della vostra ipocrisia...
Carol - Cosa ti ho fatto ragazza.
Bia - Non chiamarmi amico, non sei mio amico.
Carol - Te ne sei andato e mi hai lasciato e io sono il falso?
Bia - Sono stata quasi violentata, ma grazie a Dio qualcuno è arrivato e mi ha salvato la vita.
Carol - Oh mio Dio perdonami Bia, giuro che non l'ho visto, ti prometto che non succederà più.
Bia - Hai ragione, non lo farà. Sono furioso.
OFF
Spengo il telefono e lo metto in tasca, mi rendo conto che è già notte, mi siedo su una sedia accanto a mio padre e mi addormento.