Capitolo 3.
"Contrarre."
(Melody John)
Quando sono arrivato alla pensione, ho ricevuto un messaggio dal rettore della scuola dove studiavano i miei fratelli, in cui mi chiedeva di contattarlo, quando così facendo mi ha detto il rettore.
-Miss Jhons, lei deve un mese di retta, inoltre i vestiti dei gemelli non gli vanno più bene, hanno anche bisogno di nuove uniformi.
-Mi dispiace molto signor Rettore, domani pagherò quanto dovuto e le darò i soldi per i vestiti dei miei fratelli.- risposi.
-Scusa, ma siccome il secondo mese sta per scadere, mi dispiacerebbe molto se portassero fuori i tuoi fratelli per quel motivo.- mi disse il rettore con un tono di scusa che suonava molto sincero.
-Sì, Signore ho capito, sono io che devo scusarmi.- dico imbarazzata, dopodiché chiudo la telefonata.
Non so ancora come risolverei il problema, perché non avevo abbastanza soldi e c'era ancora tempo per ricevere lo stipendio, e non potevo chiedere nessun prestito.
Con questo pensiero in testa, il giorno dopo arrivò in ufficio; senza trovare una soluzione ai miei problemi.
Ho lavorato tutto il giorno senza fermarmi a pensare ai suoi problemi e senza riuscire a trovare una soluzione, quando è arrivato il momento di partire, mi sono ricordata della proposta di Rick Maxwell e con un nodo allo stomaco mi sono diretta al bar dove aveva detto che si sarebbe incontrato io.aspettando.
Entrando nel bar lo vedo seduto allo stesso tavolo del giorno prima, mi stava già aspettando mentre prendevo un caffè e mi ha avvicinato nervosamente al tavolo dov'era e senza ulteriori indugi gli ho chiesto
-Che devo fare?
-Leggi queste carte, e siccome vedo che accetti, firmale, perché è un contratto che specifica gli importi che riceverai e gli obblighi che avrai.- mi disse Mr. Maxwell, porgendomi una cartella con la contrarre.
Comincio a leggere il contratto, in esso si specificava anche che il nostro matrimonio si sarebbe sciolto di comune accordo, senza chiedere una pensione in più, si specificava anche che si trattava di un matrimonio figurativo, cioè solo di nome.
"Puoi prestarmi una penna?" dico, così il signor Maxwell ha tirato fuori la sua penna dalla giacca e me l'ha data, io la prendo e firmo i fogli e sento come il sangue mi sale alle guance facendola arrossire di vergogna chiesto
“Potresti darmi un anticipo delle prime cinquantamila sterline, devo pagare dei debiti.” Rick deve aver notato il mio rossore per avergli chiesto i soldi, perché senza dire una parola lo vedo tirare fuori il portafogli e scrivi un assegno a mio nome che mi ha teso, posso solo prenderlo con mani tremanti e dire
-Grazie.
Vedo che il signor Maxwell mi guarda con un sopracciglio alzato e con un sorriso, non so se cinico perché ieri mi aveva rifiutato o gioioso perché ho accettato la sua assurda proposta, mi chiede.
-Sarai pronto alle undici del mattino?
-Si signore.- gli dico e lui gli dà l'indirizzo della casa dove abitava, perché il giorno dopo era sabato e l'ho ringraziato ancora con un tono di voce così basso che sembrava un semplice sussurro, sono lasciare il posto il prima possibile.
Quel pomeriggio arrivò alla scuola, dove il rettore mi fece entrare nel suo ufficio e ordinò che gli portassero i gemelli; Quando li ho visti, li ho abbracciati e ho dato loro un pacco che portavo per ognuno di loro, do al rettore duemilacinquecento lire e gli dico
-Per favore, gestisci questi soldi per i miei fratelli, perché devo uscire per il mio nuovo lavoro.
-Certo, signorina Jhons, farò volentieri quello che mi chiedete.- rispose il rettore.
E voltandomi a parlare ai miei fratelli, dico loro
-Ho un nuovo lavoro, meglio pagato di quello che avevo prima e non potrò vederti così spesso come adesso, ma promettimi che ti comporterai bene e studierai sodo.
I gemelli mi baciarono e mi abbracciarono dicendo
-Grazie Mel, ti voglio tanto bene.- disse Alfonse
-Sì, grazie Mel, ti amo anch'io.- disse Albert.
I ragazzi avevano indossato gli orologi che aveva regalato loro, non erano molto belli o costosi, ma erano di buona marca.
(Riccardo Maxwell)
L'ho aspettata per mezz'ora, probabilmente sta ancora lavorando, quindi quando la vedo entrare non dico niente, non do segno di niente, continuo a bere il mio caffè, aspettando che lei si avvicini al tavolo.
Quando lo fa, la sento chiedere mentre si siede.
-Cosa devo fare?- quando la sento parlare so di avere quello che mi serve. per quello che gli dico
-Leggi queste carte, e siccome vedo che accetti, firmale, perché è un contratto che specifica le somme che riceverai e gli impegni che avrai.- porgendogli una cartella con il contratto.
Vedo come inizia a leggere il contratto, in cui specificava anche che il nostro matrimonio sarebbe stato sciolto di comune accordo, senza chiedere una pensione in più, specificava anche che si trattava di un matrimonio figurativo, cioè solo di nome.
“Mi presti una penna?” mi dice, allora le tiro fuori la penna dalla giacca e gliela porgo, lei la prende con mani tremanti e vedo come firma i fogli con una grafia ferma ed elegante.
Non riesco a smettere di guardarla e vedo le sue guance a poco a poco diventare rosse e la sento chiedere.
“Potresti darmi un anticipo delle prime cinquantamila lire, devo pagare dei debiti.” Senza staccare gli occhi da lei e accorgendomi di quanto sia imbarazzata per avermi chiesto i soldi, senza dire niente tiro fuori il portafogli e faccio un assegno di cinquemila lire, che dopo averlo firmato glielo porgo, notando che lo prende con mani tremanti e la sento sussurrare un
-Grazie
La guardo alzando un sopracciglio, alzato e un sorriso che mediava tra cinismo e divertimento, chiese.
-Sarai pronto alle undici del mattino?
-Sì signore.- mi disse e mi diede l'indirizzo della casa dove abita, perché il giorno dopo era sabato e ringraziandomi ancora con un tono di voce così basso che quasi non la sento allontanarsi velocemente dal caffè.
Ho finito il mio caffè, e preso il portafoglio, ho pagato il conto, e poi mi sono alzato e sono uscito dal bar, con la cartella con il contratto in mano, avevo realizzato ciò che mi ero proposto, avevo una giovane e bella moglie trofeo, che mi ha fatto mi sbarazzerei di più di un interessato alla mia fortuna e anche di qualcuno che si prendesse cura del piccolo Edward