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A chi spetta il giudizio?

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Selena Pergola
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Riepilogo

Cosa può rendere più felice un vampiro? Ritrovare il suo amore perduto o risolvere un caso di omicidio? Una cosa che Thana può dire con certezza è che nessuna delle due cose era sulla sua lista di cose da fare.

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Capitolo I

Umani. Esistono da sempre e sempre esisteranno. Sono la prova vivente di cosa può fare la testardaggine, anche se questa è a scapito di qualcun altro. Hanno il dono di cambiare il loro ambiente fino a che gli torna utile. La loro furbizia viene vista con invidia, il loro egoismo con disprezzo.

Vampiri. Esistono da un eternità e sempre esisteranno. Bevono sangue per poter sopravvivere, cosa che non viene vista molto bene, soprattutto tra gli umani. Sono amati per la loro bellezza immortale e odiati per la loro superbia. Vivono più a lungo di altri esseri, ma non sono mai riusciti ad affermarsi in questo mondo governato dagli umani.

Questi due esseri, sanno dell’esistenza l’uno dell’altro. Non hanno mai trovato il modo di vivere in simbiosi. Di che era la colpa? Era la colpa dei sconsiderati, egocentrici mostri pieni di se? O la colpa era dei vampiri?

In conclusione: entrambe le frazioni si odiano. Gli umani cacciano i vampiri perché questi a sua volta cacciano gli umani per potersi nutrire. Quale dei due è nella ragione? Esiste una possibilità di trovare un compromesso? Che ci sia o no, nessuno la sta più cercando. Ora il motto è “sopravvive il più forte”. Questo andò bene per anni, almeno per me e il mio compagno. Tanto per spiegare, una relazione tra due vampiri è molto più profonda e importante di quella degli esseri umani, che fanno finta di amarsi per poi saltare nei letti altrui. Vampiri amano una sola volta. Se due vampiri si uniscono diventano il “vigor” l’uno dell’altro. La parola “vigor” significa “vitalità.” L’uno non potrà più vivere senza l’altro. Non muoiono letteralmente se sono lontani l’un dall’altro, ma diventano dipendenti dal contatto con il proprio vigor.

Noi vivevamo bene, e assaporavamo a pieni polmoni quello che eravamo riusciti a costruirci. Purtroppo ci eravamo dimenticati che gli esseri umani avevano la tendenza di evolversi. La notte in cui ci catturarono si ruppe la nostra vita idilliaca. Siccome gli umani sono così generosi, ci dettero due possibilità. O venir uccisi o lavorare per loro. Visto che ci tenevo molto a rimanere in vita, decisi di lavorare per loro. Purtroppo dovetti accorgermi che essere vigor non necessariamente porta ad avere gli stessi ideali. Il mio vigor non voleva avere niente a che fare con gli umani. So di certo che non è morto, lo avrei percepito. Ogni giorno per me era una tortura, la mia vitalità era sparita, comunque dovevo continuare altrimenti sarebbe rotolata la mia testa. Nel frattempo sono passati parecchi anni, ora faccio parte dell’unità speciale della polizia che si occupa dell’eliminazione di vampiri che vanno contro le regole. Ancora non ho idea di dove si trovi il mio vigor, ma fino a che lo sento in vita, tutto va bene.

La mia vita è diventata solo routine. Svegliarmi, cercare di domare i miei capelli rossi, per poi rinunciarci dopo qualche minuto e lasciarli sciolti. Guardarmi nello specchio e accorgermi che le occhiaie sono diventate più pronunciate e i miei occhi rossi sono iniettati di sangue. Ammirare il collare che mi era stato imposto dal mio capo, per potermi tenere sotto controllo, vestirmi e aspettare. Di solito veniva qualcuno a bussare alla porta della mia piccola camera che mi era stata data nella stazione di polizia.

Infatti eccoli. Due colpi alla porta.

Aprii e davanti a me trovai il diavolo in persona, il mio capo. Colui che con solo un semplice clic poteva mandarmi in un sonno eterno.

«C’è un caso per te» mi disse freddamente. Il capo era di mezza età con capelli neri tirati indietro. Nella frangia, come anche nella sua barba, si potevano intravedere il primi capelli bianchi. Inoltre il suo odore era amaro. Ogni volta, quando stavo accanto a lui dovevo controllarmi per non tapparmi il naso. Era un enorme brontolone. Questo poteva dipendere dal fatto che era stato condannato a occuparsi di me, visto che lui dirigeva la mia squadra. Un altro problema consisteva dal fatto che lui odiava i vampiri, come la peste. Lo so perché al nostro primo incontro me lo ha fatto capire chiaramente. Ma a me questo non importava, anzi niente mi importava, sopravvivevo giorno per giorno senza fine in vista.

Un giovano ufficiale ci venne incontro, sembrava eccitato. Doveva essere agli inizi della sua carriera, lo vedevo dagli occhi che gli brillavano. Il suo odore sapeva fortemente di fragola. Si fermò davanti a noi, si aggiustò velocemente i capelli e disse troppo forte: «a rapporto signore». Il diavolo accanto a me corrugò la fronte e annui. «Conosci il posto dove è stato visto il vampiro sclerato?» gli chiese. Il giovane ufficiale rispose energicamente di sì. Gli buttò un pulsante, che l’ufficiale prese al volo, e gli fece cenno verso di me. «Usalo nel caso volesse combinare qualcosa.»

Dovete sapere, che a ogni mia missione vengo accompagnata in modo che non mi venga in mente di combinare qualche guaio, tipo scappare. Sembrava che questa volta toccasse al ragazzo. Fece il saluto e il diavolo se ne andò.

«Andiamo vampiro.» Veramente avevo un nome, ma avevo smesso da tempo di combattere perché mi si chiamasse con il mio nome.

Il giovane ufficiale era pieno di slancio e canticchiò per tutto il tragitto. Forse perché sapeva che non occorreva avere fretta. Ogni volta che un vampiro che aveva sgarrato veniva avvistato, tutta la zona veniva evacuata, si cercava di stringere in un angolo il vampiro, e qui intervenivo io. Questa volta era in un campetto giochi per bambini. Era completamente circondato da poliziotti pronti a usare le armi. In mezzo al campetto, stava seduta una donna con capelli scuri. Indossava un vestito che una volta era stato bianco ma ora era pieno di sangue. Aveva più o meno 25 anni. Tra le sue braccia aveva un uomo, più o meno della stessa età, che si stava dissanguando. L’odore che sentivo era di paura e confusione, e lo emanava chiaramente lei.

«Muoviti vampiro». Mi ordinò il giovane ufficiale, e io mi avviai. I poliziotti abbassarono le armi e osservarono come mi avvicinavo lentamente alla donna. Con ogni passo che mi avvicinavo potevo sentire come sussurrava a se stessa, «non volevo, non volevo…». Sospirai, ora sapevo che non sarebbe stato facile. La donna teneva la mano appoggiata sul collo insanguinato dell’uomo, come se avesse, all’ultimo momento, cercato di fermare l’emorragia, naturalmente senza successo. Mi inginocchiai davanti a lei, e la sua testa si alzò di scatto. Potevo sentire l’odore di sangue fresco nel suo alito e mi allontanai un poco.

«Sei stata tu?» le chiesi. Lei scossa la testa, dopo annui, poi la riscosse. «Non volevo…» respirava affannosamente. «Non ho potuto controllarmi, non lo volevo uccidere…» si lamentò lei. Guardai il cadavere. Sembrava che gli era stato succhiato ogni goccia di sangue che aveva in corpo. «Be, non ti sei fatta scrupoli di dissanguarlo completamente.» Dissi freddamente, lei mi guardò scioccata. «Non volevo.» «Non volevi, ma hai, e ora mi tocca ucciderti.» Mi alzai lentamente, mentre a lei rotolavano giù le lacrime. Disperata cercò di afferrare la mia gamba senza riuscirci.

«Per favore no, giuro su tutto quello che ho, non lo farò mai più, per favore non mi uccidere.» Chiusi gli occhi. Sapevo che sarebbe stata una cosa difficile. Non sopportavo quando, dopo aver combinato il guaio, si mettevano a chiedere pietà perché tutt’a un tratto, gli veniva in mente che forse non erano poi così immortali come speravano.

«Per favore, ho famiglia, sono connessa, pensa al mio vigor.» aggrottai la fronte. «Non hai pensato al tuo vigor quando hai fatto in modo da diventare un bersaglio.» lei si alzò, potevo sentire come le armi venivano di nuovo puntate su di lei. Poi si sentì la voce incalzante del giovane ufficiale. «Vampiro, uccidila.»

Mi stavano tutti talmente sul…. Tutti questi aspiranti eroi, che credevano di rendere il mondo migliore mettendo alle strette altri esseri. Se ci sarebbe stato Talon avrebbe sicuramente fatto una delle sue stupide battute. Era sempre stato il tipo che poteva ridere in faccia a tutto e a tutti, sempre con un commento pungente sulla punta della lingua. Ma, mi aveva abbandonato, era scappato, ora mi tocca vivere tutti i giorni senza sentire il suo tocco.

«Senti, o ti uccido, oppure…» misi la mano sul mio collare e sussurrai: «oppure uccideranno me.» Lei mi guardò con panico negli occhi, come se stesse cercando una via per uscire da questo guaio. «Lo farò il più indolore possibile,» le promisi. Lei scosse la testa, ma prima che potesse dire qualcosa, allungai le mie unghie e le tagliai velocemente e silenziosamente la gola. Lei boccheggiò un paio di volte e poi si accasciò per terra. Mi gettai il suo corpo sulle spalle e andai verso il giovane ufficiale.

«Ben fatto, ti sei guadagnata la tua razione di sangue,» disse tutto contento, come se stesse parlando a un cane che aveva fatto il bravo e si meritava il biscottino promesso. La razione di sangue a cui si riferiva, era la mia paga. Ogni volta che chiudevo un caso, ricevevo una sacca di sangue che mi bastava più o meno una settimana.

«Vado a eliminare il cadavere,» gli dissi, lui mi guardò scettico, però annui. «Bene, però torna subito, se no…» tirò fuori il pulsante agitandolo davanti al mio viso.

Andai lungo la strada che portava dalla parte opposta dalla quale eravamo venuti. Camminai senza voltarmi, tanto non c’era niente da vedere. Case, molte case che si assomigliavano al punto da essere noioso. Svoltai in un vicolo cieco, scuro, e misi il corpo in modo che appoggiasse seduto al muro. Le alzai la testa e rimasi a guardare come il taglio che le avevo fatto si risanava. La polizia e quel giovane cucciolo si credevano così furbi. Ma sia loro che la maggior parte delle persone, non sanno che, i vampiri hanno una potenza rigeneratrice eccellente. Per ucciderci, la testa deve venir staccata completamente dal corpo.

Il corpo della donna fece un sussulto, e gli occhi si aprirono. Iniziò a boccheggiare. Una volta che si era calmata mi guardò con occhi spalancati. «Mi hai lasciata in vita…» sussurrò. Annui. Grosse lacrime le scendevano giù per le guance mentre mi sorrideva. «Grazie, grazie. Sono in debito con te.» La aiutai a mettersi in piedi e le aggiustai il suo vestito macchiato di sangue. «Non so come ricambiare. Dimmi cosa posso fare per dimostrarti la mia gratitudine!» sembrava sincera. «Semplice, non fare mai più una cosa del genere.» Dissi decisa, lei annui energicamente. Sentimmo passi veloci, qualcuno arrivava correndo. Vedemmo un uomo con dei capelli rossi, tagliati molto corti, fermarsi all’entrata del vicolo. Il suo viso disseminato di piercing sembrava impaurito e in panico. Era il suo vigor. Potevo riconoscerlo dal suo odore. Quando due vampiri si uniscono si unisce anche il loro odore fino a diventare un odore solo.

Senza dire niente allargò le braccia e lei gli si buttò addosso. Probabilmente lui era corso quando aveva sentito la morte momentanea di lei. Le mise una mano sui fianchi e appoggio la testa sul suo collo. L’espressione di completa dedizione che lui aveva stampato sul viso appena l’aveva vista, risvegliò ricordi in me che avevo represso per anni. Quando però si voltò verso di me, negli occhi aveva odio puro. Aveva ragione, avevo tagliato la gola alla sua compagna di vita.

«Se fossi in voi cambierei città, ormai la riconoscerebbero.» Dissi indicando la donna, lui la attirò ancora più vicino a se. «Se la vedessero per strada, morirebbero ben tre vampiri.» lui annuì, prima di andarsene lei si girò un ultima volta verso di me. «Grazie ancora!» annuii e li lasciai dietro di me. So che non avrei dovuto lasciarla in vita, ma non riuscivo a vivere con il pensiero di aver separato due vigor. Sapevo cosa voleva dire, essere soli. Se l’avessi uccisa, il suo vigor non sarebbe sopravvissuto a lungo. Ora però dovevo tornare dagli altri, prima che succedesse qualcosa di spiacevole.

Camminai sovrappensiero, sbagliai un paio di volte traverse e mi persi. Questa purtroppo era una mia brutta abitudine, avevo un pessimo senso dell’orientamento. Anche perché era raro che andassi da qualche parte da sola. Prima giravo con Talon, ora giro con qualche ufficiale.

Continuai a camminare cercando di orientarmi, cosa praticamente impossibile visto che le case erano tutte uguali. Tutt’a un tratto sentì un odore pungente di putrefazione. La puzza era talmente forte che dovetti tapparmi il naso. Segui la puzza e camminai più spedita. Se anche questo era un vampiro che aveva perso le staffe, avrei risolto subito la questione e mi sarei ritirata alla stazione di polizia. Quello che trovai, quando girai l’angolo, fu orribile. Per terra si trovava un cadavere che, secondo la puzza, doveva essere lì da un bel po’. Non vidi ferite, il corpo era pulito, quasi troppo pulito, come se qualcuno lo avesse pulito prima di lasciarlo lì per terra. Era il cadavere di un uomo. Età sconosciuta, gli occhi erano chiusi e i vestiti sembravano nuovi. La bocca era aperta e potei guardare dentro. Tutto questo mi faceva paura. Di solito la vista di un morto non mi faceva niente. Ma con questo cadavere era diverso. Il mio istinto mi diceva di scappare e quando guardai meglio nella sua bocca capì perché. Era un vampiro e gli avevano strappato i canini. Ma perché era morto? Perché non erano ricresciuti? Il mio sguardo si pose sulla sua camicia aperta. Sul suo petto c’era inciso qualcosa. Le mie gambe fremevano, volevano che mi alzassi e scapassi, ma non potevo. Mi pietrificai quando sentì qualcosa in lontananza. Passi, e venivano verso di me.